Attualità
I "Compagni di merenda" in scena a Paestum
Comunicato Stampa
10 agosto 2010 08:21
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Grande attesa per l’appuntamento teatrale fissato per domani sera (ore 21:30) all’Arena dei Templi di Paestum, allestita nel cuore dell’area archeologica, dove andrà in scena la commedia brillante “Compagni di merenda” nell’ambito della programmazione estiva prevista dal “Paestum Festival - Pop”.

Scritta da Oscar Nicodemo (nella foto), l’opera è stata rappresentata per la prima volta a Paestum nel 1996, sul palco di Piazzetta della Basilica, e fu subito empatia con il pubblico. Nel 2002, approdò a Roma, al teatro “Studio Uno”, poi al “Colosseo” e, nel 2003, al “Testaccio”: gli addetti ai lavori ne parlarono favorevolmente e, con grande sorpresa, il pubblico della capitale comprese a pieno le espressioni popolari cilentane traslitterate in lingua napoletana. Nel 2008, Pierluigi Iorio e Massimo Pagano, due talentuosi attori di nuova generazione, ottennero un clamoroso successo nella stessa Paestum (oltre 1300 persone applaudirono la loro performance), mettendo in risalto la potenzialità letteraria del testo, pronto ad ogni modifica scenografica e scenica. La piéce, quest’anno, debutta al “Paestum Festival” (posto unico a sedere: euro 10,00), una delle rassegne estive più significative del Sud Italia, con un cast che prevede la presenza dello stesso autore oltre a quelle preziose di Alfonso Rubini e delle sorelle Annalisa e Carmen Santamaria. Restituito alla sua stesura originale, l’elettrizzante lavoro rappresenta soprattutto l’aspetto simpatico e più imprevedibile della follia, espressa nella sua genialità, nella sua irrefrenabile comicità, nella sua assurdità.

“Compagni di merenda” è anche una testimonianza genuina e istintiva della ‘cilentanità’ che porge il suo sguardo sensibile, sanguigno e vitale su temi sociali e culturali di natura complessa; una commedia brillante fuori dai canoni consueti, in cui si alternano esplosive forme comiche, ispirate dalla tradizione popolare e dialoghi fluenti, che mettono in evidenza un armonioso incastro di parole. Il testo si espande come uno spartito, offrendo un teatro ritmico e denso, sollecitando di continuo l’impressionabilità del pubblico.

Una commedia da vedere, soprattutto per assaporare un ‘prodotto del Cilento’ nato e messo in scena nel corso degli anni con passione immensa e sacrifici enormi, alla quale si potrebbe apporre il marchio doc ad una produzione artistica originale, nata e sofferta nella terra dei tristi, dei rivoltosi! 

Tema dell’opera: la follia.

Diego, personaggio dall'apparente complessità, che sostiene di essere vissuto e rivissuto, e di aver partecipato alla “Rivoluzione Francese”, alle “Cinque giornate di Milano” e alla “Rivoluzione d’ottobre” in Russia. Oggi si annoia, perché vive in un’epoca piatta, di non ideali e di non rivoluzioni (culturali). Il suo compagno di camera è Gegé, uomo mite e buffamente straordinario, che sostiene di frequentare diversi Santi, suoi amici e confidenti. Egli interpreta il cattolicesimo in maniera allegra e leggera, spogliandolo di ogni motivo alienante. Intorno ai due protagonisti, pazienti di una clinica psichiatrica, ci sono due dottoresse affermate, che ignorano quale lieta sorpresa possa interessare loro, avendo in cura due personaggi del genere... In scena la follia, come non è stata mai vista e raccontata, con le sue accelerazioni, le sue riflessioni, le sue illuminazioni.



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