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PARLA IL PORTAVOCE ENZO DI RISO
PARLA IL PORTAVOCE ENZO DI RISO
Processo Chernobyl, Comitato Ponte Barizzo: "Vogliamo sapere la verità"
Alfonso Stile
01 febbraio 2014 19:12
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CAPACCIO. Tra le parti civili accolte al processo Chernobyl, in corso di svolgimento presso la prima sezione penale del Tribunale di Salerno, c’è anche il Comitato cittadino Ponte Barizzo, rappresentato nel procedimento dall’avv. Catello Di Capua. Il gup Dolores Zarone, infatti, dopo aver esaminato il corposo faldone documentale presentato dal legale, non ha esitato ad accettare la costituzione, tra le parti offese, del Comitato dei residenti di una delle zone, site nel comune di Capaccio, indicate dalla procura di Santa Maria Capua Vetere come sversatoio di rifiuti tossici tra quelle in provincia di Salerno. Il Comitato Ponte Barizzo si costituì già all’epoca dei fatti, ovvero nell’agosto del 2006, allo scopo di difendere e tutelare i residenti della zona dagli effetti derivanti dalla costruzione illecita di discariche interrate di materiale denominato 'compost organico', con tutte le derivazioni di inquinamento chimico-ambientale ad esso imputabili, sia nel trattamento che nell’immissione. Furono 106 all’epoca i sottoscrittori dello Statuto. Oggi, alcune di queste persone non ci sono più, la maggior parte stroncate da tumori e mali incurabili. “Per questo lottiamo ancora oggi perché abbiamo il diritto di conoscere la verità – spiega Enzo Di Riso (nella foto), portavoce del Comitato – per questo ci siamo costituiti come parte civile nel Processo Chernobyl, perché riteniamo che, come abitanti della contrada Ponte Barizzo, abbiamo pagato le conseguenze di quanto accaduto e svelato dalla magistratura tra il gennaio del 2006 ed il luglio del 2007. A dire il vero, ci saremmo aspettati che anche il Comune di Capaccio si fosse costituito tra le parti offese, ma a 48 ore dall’udienza, non riscontrando alcun segnale o commento da parte dell’ente civico su tale grave questione; sicuramente non spetta a noi dire se ci siano stati o meno degli abusi ambientali, ma abbiamo fiducia nella giustizia, vogliamo solo capire cos’è successo… tante persone sono morte di tumore a Ponte Barizzo negli ultimi anni, e noi vogliamo sapere a cosa è stato dovuto”. I terreni oggetto dell’inchiesta furono sequestrati, bonificati e dissequestrati più volte, ma i residenti ricordano, in particolare, una strana invasione di mosche nella zona (nella foto sotto), come mai prima di allora. Il rapporto Arpac datato 8 agosto 2006, a seguito di campioni prelevati dai tecnici dell’Agenzia e trasmessi alla Procura della Repubblica di Salerno, ed attraverso le indagini di laboratorio eseguite sul cosiddetto 'compost organico' esaminato, evidenziò un’elevata concentrazione di Cromo III, oltre i limiti consentiti dalle tabelle di riferimento sia del compost normale che 'di qualità'. Nel documento, sia il responsabile dell’Unità Operativa che il direttore dei Servizi Territoriali dell’Arpac, alla luce dei valori riscontrati di Cromo III nel compost, precisarono quanto segue: “Non si ritiene possibile, pertanto, che l’utilizzo di suddetto ‘materiale’ sia stato a fini agronomici; tale materiale è da considerare, viste le risultanze di laboratorio, come ‘rifiuto speciale non pericoloso’ e come tale va rimosso e smaltito in discarica autorizzata”. In chimica, i composti di Cromo III sono classificati come molto meno tossici di quelli di Cromo VI, tuttavia le varie forme di CrCl3 sono pericolose in caso di contatto con la pelle, ingestione o inalazione.




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