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PER IL GUP MANCINI, VI ERA “UNICO DISEGNO CRIMINOSO”
PER IL GUP MANCINI, VI ERA “UNICO DISEGNO CRIMINOSO”
Processo Santoro, depositate motivazioni della sentenza di condanna
Alfonso Stile
19 marzo 2014 16:59
Eye
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CAPACCIO. Il gup Donatella Mancini del Tribunale di Salerno, titolare del processo con rito abbreviato a carico dell’ex sovrintendente della Forestale, Marta Santoro, ha depositato stamane le motivazioni della sentenza emessa il 7 marzo scorso, con la quale ha condannato in primo grado l’imputata a 8 anni e 4 mesi di reclusione, con le pene accessorie del pagamento delle spese processuali, del ristoro delle parti civili e dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nella sentenza di ben 45 pagine, dove la Santoro è riconosciuta colpevole in 15 dei 17 episodi contestati dal pm Maurizio Cardea, è stata accertata l’esistenza di un unico disegno criminoso da parte dell’ex comandante della Stazione di Foce Sele, con il vincolo della continuazione in un arco temporale di due anni, ricostruito nei dettagli da un impianto probatorio “più che solido” e basato su prove incontrovertibili, avvalorato dalle tre confessioni rese in carcere dalla stessa Santoro. Nelle intercettazioni, in particolare, per il giudice Mancini è “inequivocabile il testuale tenore delle conversazioni”, così come incontroverse sono state le risultanze desumibili dalle denunce e dichiarazioni delle persone offese. Non solo: nel corso della perquisizione domiciliare a carico della Santoro, eseguita la notte dell’arresto, fu rinvenuto un manoscritto in cui la stessa annotava le somme richieste o ricevute dalle sue vittime, e nel contempo esprimeva il proprio compiacimento auto-elogiandosi con frasi scritte a penna. La Santoro, infatti, violando i propri doveri professionali ed asservendo la funzione pubblica ricoperta a scopi illeciti, “ha perseguito fini diametralmente opposti a quelli cui avrebbe dovuto tendere la sua opera di ufficiale di polizia giudiziaria”: anzi, si legge ancora nella sentenza, “lungi dal garantire il rispetto della legalità, cosa che la sua funzione gli avrebbe imposto, si è dimostrata personaggio spregiudicato, interessato ad utilizzare la propria veste professionale per commettere reati, capace d’incidere pesantemente, a fini personali, sui destinatari della propria attività illecita, in cambio di indebiti vantaggi patrimoniali attraverso un uso distorto dei propri compiti, che ha provocato anche un grave allarme sociale”. Il collegio difensivo della Santoro, composto dagli avvocati Antonio Zecca, Antonello Natale ed Angela Nigro, aveva già annunciato immediato ricorso in Appello. 



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