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CINQUE MESI IN UNO DEI PAESI PIÙ POVERI DEL MONDO
CINQUE MESI IN UNO DEI PAESI PIÙ POVERI DEL MONDO
Emergency, giovane medico capaccese Luca Monzo in missione umanitaria in Sudan
Anna Vairo
26 novembre 2014 16:22
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. È volato in Sudan per partecipare ad una missione umanitaria di Emergency, conclusasi lo scorso ottobre: è il capaccese Luca Monzo (nella foto), 31enne medico specializzando in Cardiologia all’ultimo anno presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Monzo ha lavorato al “Salam Centre for Cardiac Surgery” di Kharthoum, prima struttura specializzata di eccellenza e totalmente gratuita, in Africa, per la chirurgia cardiaca. Il centro è operativo da aprile 2007, ed è costituito sia da personale nazionale che internazionale, che ha il compito di supervisionare e curare la formazione dello staff affinché vengano garantiti alti standard di cura. Il medico specializzando capaccese è giunto al centro di cardiochirurgia lo scorso giugno: 5 mesi, durante i quali ha svolto il ruolo di “resident cardiologist” eseguendo visite cardiologiche ed ecocardiogrammi ambulatoriali, triage, gestione del reparto e della sub-intensiva, ecocardiogrammi transesofagei intraoperatori durante gli interventi di cardiochirurgia e post-chirurgici nella terapia intensiva. Laureato in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti, e specializzando in malattie dell’apparato cardiovascolare, ha trascorso fianco a fianco con un team internazionale di medici, infermieri e logisti, coordinati da Gino Strada, la sua permanenza in Africa. Monzo ha partecipato attivamente anche al programma di screening per la malattia reumatica presso il centro profughi di “Maio”, alle porte di Khartoum. Paese molto povero il Sudan, dove l'aspettativa di vita è di circa 55 anni e la mortalità infantile sotto i 5 anni si attesta intorno al 107 per mille, con il 50% della popolazione che non ha accesso ai farmaci essenziali ed esistono 16 medici ogni 100.000 abitanti. La missione di Emergency, dunque, è quella di offrire cure gratuite e di alto livello per tutti è di importanza vitale. “Questa esperienza è stata per me sicuramente unica ed incredibilmente formativa, sia dal punto di vista umano che professionale - ha spiegato a StileTV Luca Monzo - ho avuto il piacere di lavorare con italiani di cui il nostro Paese dovrebbe andare fiero, persone di cui nessuno conoscerà mai il nome, che non appariranno mai in televisione o sui giornali, che lavorano nel silenzio di un Paese lontano e incredibilmente sofferente, e lo fanno con tutta la dedizione, la professionalità, l’amore e l’ingegno che solo gli italiani sanno dare; lontani da casa e dagli affetti, tra mille difficoltà si prodigano quotidianamente per gli altri. Ho avuto, inoltre, l’onore di lavorare con lo staff nazionale sudanese, con i quali ho trascorso notti di guardia troppo lunghe e venerdì senza lavoro, i momenti difficili e quelli leggeri, le risate, la festa - aggiunge - mi hanno coinvolto nella loro cultura, nelle loro usanze e nella loro lingua con l’affetto e la pazienza che si ha per un fratello minore. Mi hanno accolto con la naturalezza di chi rincontra un amico tornato da un lungo viaggio. Mi hanno insegnato la semplicità, la cura delle piccole cose, l’accoglienza. Di questo non smetterò mai di ringraziarli”. 
“Durante questi mesi – conclude Monzo - ho riscoperto il rapporto tra medico e paziente, quello vero, basato sul rispetto e sulla fiducia, globalmente incentrato su un solo obiettivo: curare, al meglio delle proprie possibilità, fuori da ogni tipo di pressione esterna. Un rapporto diretto, fatto di parole e clinica, privo di tutte quelle sovrastrutture che ci rendono più vicini a dei burocrati che a dei medici pratici, che ci allontanano colpevolmente dalla nostra missione”. Luca Monzo è rientrato in Italia solo alla fine di ottobre, ma è già pronto a ripartire: questa volta si trasferirà nel Regno Unito, dove, a partire da dicembre, trascorrerà 6 mesi per svolgere la sua tesi di specializzazione con il prof. John Cleland del Royal Brompton Hospital.



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