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RUBRICA "NON SOLO DIRITTO"
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Cassazione, inammissibili i ricorsi per somme esigue da recuperare
Rosario Buccella
23 maggio 2015 13:55
Eye
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Rischia di dividere toghe e coscienze la sentenza della Corte di Cassazione n. 4228/2015, che ha sancito l’inammissibilità dei ricorsi per somme esigue o, comunque, non rilevanti in relazione all’intero capitale. La questione era sorta a Bergamo ed aveva visto il creditore di una somma complessiva di quasi 18.000 euro ricorrere al giudice per una differenza, di soli interessi, inferiore a 34 euro. Finita in Cassazione, la storia, apparentemente innocua, ha imboccato una strada che, ad oggi, funge da precedente di portata notevole, poiché i giudici hanno escluso la tutela giuridica per le azioni esecutive che hanno ad oggetto “un credito di natura esclusivamente patrimoniale, nemmeno indirettamente connesso ad interessi giuridicamente protetti di natura non economica”. In sostanza, 34 euro sono pochi per innescare il tortuoso “sistema Giustizia”.

La Cassazione, quindi, respinge la tesi del creditore, secondo il quale non esiste una norma che autorizzi il giudice ad eliminare un credito a prescindere dall’entità, ed applica il principio “de minimis non curat praetor”. In virtù dello stesso principio, già da alcuni anni, la Corte europea dei diritti dell’uomo ritiene irricevibili le cause in cui il ricorrente non abbia subito un danno economicamente rilevante e la violazione non abbia riguardato importanti questioni di principio.

Insomma, la vicenda rischia di avere conseguenze giuridiche e di principio che potranno essere valutate solo nel prossimo futuro, con una certezza: il loro valore difficilmente sarà inferiore a 34 euro.

 



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