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ACCUSATI DI CORRUZIONE PER UNA TANGENTE DI 10MILA EURO
ACCUSATI DI CORRUZIONE PER UNA TANGENTE DI 10MILA EURO
Forestale&mazzette, a processo Santoro, Esposito e i Mandetta: ex capo dei vigili Rinaldi sceglie rito abbreviato
Alfonso Stile
10 marzo 2016 08:21
Eye
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CAPACCIO. Ancora un processo per Marta Santoro. L’ex comandate della Forestale di Foce Sele, infatti, è stata rinviata a giudizio per corruzione per aver ottenuto dal noto imprenditore Giuseppe Mandetta la promessa, e successivamente ricevuto la somma di 10mila euro, per consentire allo stesso di avvalersi della disponibilità di un’area demaniale già sotto sequestro. Con la Santoro, il gup Piero Indinnimeo ha rinviato a giudizio anche lo stesso Giuseppe Mandetta e, per violazione dei sigilli, la figlia Rita Mandetta e la moglie Vincenza Marone, oltre a Giuseppe Esposito (detto peppe ‘o tubo). Coinvolto nel medesimo episodio, ha scelto il rito abbreviato, invece, l’ex comandante della polizia locale, Antonio Rinaldi, che sarà giudicato il 23 marzo prossimo.
Nello scandalo Forestale&Mazzette, il 7 marzo del 2014 la Santoro subì una condanna ad 8 anni e 4 mesi: nella sentenza di primo grado, però, il gup Donatella Mancini del Tribunale di Salerno, dei 17 capi d’accusa a carico della Santoro, derubricò da concussione a corruzione quello inerente la famiglia Mandetta, rimandando i relativi atti al pm titolare dell’inchiesta, ovvero il sostituto procuratore Maurizio Cardea, per gli approfondimenti di rito. Dopo poco più di un mese, lo stesso magistrato della Procura della Repubblica di Salerno notificò un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti delle sei persone, ora tutte imputate.

L’area in questione è un parcheggio-ricovero per camper in località Torre di Mare, sito di fronte all’hotel ristorante “Mandetta”: a sottoporla a sequestro fu, nel 2007, la Capitaneria di porto di Agropoli, che ne affidò poi la custodia proprio al Comando di polizia municipale di Capaccio. Da allora, per i Mandetta, stimati e conosciuti da tutti come una famiglia perbene di onesti lavoratori e pionieri della ristorazione nella zona, iniziò un esasperante contenzioso senza fine con il demanio pubblico ed il Comune di Capaccio, caratterizzato da ulteriori sequestri e diverse richieste di sanatoria, trovandosi sempre di fronte a cavilli burocratici di ogni sorta, spesso incomprensibili: il cancello d’ingresso dell'area fu addirittura saldato con la fiamma ossidrica dai vigili urbani di Capaccio, mentre un incendio doloso distrusse l’intera struttura nell’ottobre del 2012, un mese dopo lo scandalo mazzette che vide la Santoro ed il marito-collega Antonio Petillo finire in manette e Rinaldi indagato.
Nella fase d’indagine, Giuseppe Mandetta, ascoltato dal pm Cardea per oltre due ore presso il Comando provinciale dei carabinieri, la sua versione dei fatti la raccontò già all'epoca: rivelò, infatti, di essere stato avvicinato da tale Giuseppe Esposito e costretto a pagare una tangente di 10mila euro per poter utilizzare regolarmente il camper-park, circostanziando l’episodio in maniera dettagliata: non si è poi costituito parte civile nel successivo processo, ma anche nel suo caso il pm Cardea aveva chiesto la condanna della Santoro per concussione, non per corruzione. Una tesi, quella della concussione, che i legali della famiglia Mandetta tenteranno di dimostrare nuovamente.



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