Attualità
Agropoli, al via recupero relitto del XV sec. sui fondali di Punta Fortino
Comunicato Stampa
18 gennaio 2012 10:34
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AGROPOLI. Al via l’iter per il recupero di un’imbarcazione di epoca tardo/post medievale dai fondali a poca distanza da Punta Fortino (nella foto), ad Agropoli. Nei giorni scorsi, è stata firmata un’apposita convenzione dal Comune di Agropoli, dalla Cooperativa Laboratorio Sociale Europeo Pro Natura, dalla società Legni e Segni della Memoria Spa e dall’associazione Turistica Arenosa, per elaborare un progetto di promozione, scavo, documentazione, recupero, studio ricostruttivo, restauro, musealizzazione e valorizzazione del relitto sommerso ed all’acquisizione preventiva di tutti i pareri vincolanti degli enti preposti alla tutela del territorio. A portare alla luce il reperto, di grande rilevanza storica, sono state le ricognizioni subacquee lungo la costa di Agropoli nell’ambito delle attività di prospezione previste dal "Progetto Archeomar - Censimento dei beni archeologici sommersi nei fondali marini delle coste della Campania, Basilicata, Puglia e Calabria", promosso dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e finanziato sulla base dell'art. 13 della L. 264/2003, già nel 2006.

“Abbiamo avviato, con l’apertura del Palazzo Civico delle Arti e della sezione archeologica, un’importante fase di valorizzazione del patrimonio e della memoria storica della nostra città, legata in particolar modo al mare – afferma il sindaco Franco Alfiericon la convenzione sottoscritta, intendiamo procedere all'urgente necessità di difendere il sito da eventuali atti di depredazione ed al tempo stesso accompagnare progetti di recupero per rendere fruibile da parte della comunità il sito archeologico sommerso del relitto navale”. I resti subacquei, contigui ai confini amministrativi della città di Agropoli, sono oggetto dell’azione di tutela e conservazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino, Caserta e Benevento e della Soprintendenza BAS di Salerno ed Avellino, ognuna per le proprie competenze, che si esplica in collaborazione con il Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera che presiede alle ordinarie operazioni di monitoraggio dei resti individuati. L’assembramento archeologico del relitto navale, giacendo ad una profondità di circa tre metri, è esposto a fenomeni di instabilità dei fondali, correnti, maree, mareggiate e saccheggi che denotano difficoltà di conservazione e perdita progressiva di tutte le parti lignee e metalliche del relitto.

Il relitto

Giace su un fondale sabbioso e si presenta in parte insabbiato ed in parte affiorante, per un’altezza di circa 50 cm. È possibile rilevare, nell’area, alcune forme arrotondate che potrebbero essere palle di cannone. Sono ben visibili la chiglia, il paramezzale e alcune ordinate, per una lunghezza complessiva di 14,70 m e per 3,10 m di larghezza massima. L’ossatura dello scafo è ben connessa: la chiglia è visibile per almeno 50 cm ed il paramezzale, poderoso e ben connesso alle ordinate, unitamente alla chiglia costituisce un elemento di circa 0,80 cm di spessore. Il tipo di imbarcazione è inquadrabile in quei piccoli elementi di flottiglia, utilizzati in particolare negli scontri in acque costiere. La causa del naufragio della nave è allo stato attuale non determinabile. Comunque, sembra quasi accertato un suo affondamento graduale: un cedimento strutturale all’altezza del torello ha spaccato in due metà il fasciame, facendo cadere la parte verso la costa di circa un metro più in basso. Nell’ambito di un rilievo eseguito nel 2000 dalla locale Soprintendenza, furono recuperati due cannoni in ferro a fusione piena, un’ancora in ferro e alcuni elementi del fasciame. ll relitto è stato datato al XV-XVI sec. ed è presumibilmente riconducibile alla tipologia della galeazza.





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