Opinione
L'opinione - Paestum: Borsa del Turismo Archeologico tra isolamento e declino
Aurelio Di Matteo
16 novembre 2012 08:16
Eye
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Ieri si è inaugurata la XV edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico con la solita passerella di autorità del settore, di addetti ai lavori, di politici a dimensione provinciale, di scontati “saluti” e di discorsi autocelebrativi. Meno male che il dottor Italo Voza non si è limitato ai saluti di benvenuto nella veste di Sindaco del Comune ospitante la manifestazione. E peccato che la sua lucida e impietosa analisi delle attuali inadeguate – o inesistenti – politiche del Turismo non abbia trovato eco negli interventi del tavolo istituzionale, intento più a incensarsi reciprocamente che a tracciare percorsi e ipotesi di sviluppo. Affinchè un evento così importante si trasformasse in opportuno momento di riflessione e di dibattito, come di fatto doveva essere, sarebbe bastato che fossero stati colti almeno i riferimenti fatti all’assenza di un progetto centrato sulla Cultura quale motore d’integrazione della politica del Turismo e di una presenza valida, significativa e univoca nella comunicazione virtuale e mediatica; allo spreco di denaro perpretato dall’elefantiaca e inutile struttura dell’ENIT; all’obsoleta insistenza su iniziative settoriali e dispersive o su inutili e frequenti convegni. Così si assisterà ad una stanca celebrazione di questa quindicesima edizione della BMTA. Già la precedente, nonostante le buone iniziative e le ottime capacità organizzative del suo ideatore e direttore, Ugo Picarelli, ha registrato una progressiva diminuzione sia di visitatori spontanei e interessati sia di attenzione exstraprovinciale. Ottomila visitatori, comprese le migliaia di studenti organizzati più per una gita fuori porta, sono un’inezia per un evento che si presenta come l’unico Salone espositivo al mondo dedicato al patrimonio archeologico e prima mostra internazionale di tecnologie interattive e virtuali. Qualcuno ha attribuito tutto ciò al contemporaneo svolgimento di altri importanti eventi, altri alla location non dedicata e altri ancora alla scarsa disponibilità finanziaria in tempi di crisi. Per analogia, dovrebbe verificarsi una medesima situazione per la maggior parte delle manifestazioni che avvengono in altre località. Le vere cause sono da ricercare nell’isolamento in cui la Borsa è stata lasciata dalla gestione del settore turistico sul territorio e nell’assenza di una politica adeguata rivolta a dare sviluppo turistico al Sud di Salerno e particolarmente a Capaccio-Paestum. Da una parte non si è attivato, né almeno pensato a dare vita concreta e giuridica a un Distretto Turistico con connotazione culturale; dall’altra ci si attarda ancora esclusivamente sul turismo balneare, sempre più ridotto al mordi e fuggi del weekend e per di più gestito allo stesso modo degli anni sessanta del decorso secolo, o ci si appaga dell’economia derivante dalla banchettistica, pur essa sulla strada del declino. Gli è che qui non si è pervenuti ancora a guardare ai Beni culturali quale immensa risorsa da sfruttare ai fini dello sviluppo. Il territorio è ricchissimo dal punto di vista dei beni culturali, ma le Amministrazioni, a tutti i livelli, non sono in grado di trasformare in ricchezza tali condizioni. Ciò che prevale è l’ideologia della conservazione e non dello sviluppo! Mentre da molti anni le località del centro-nord – ma anche qualcuna della Sicilia – si muovono nella logica della valorizzazione integrata del territorio, qui è davvero irritante costatare che i responsabili provinciali e regionali dello sviluppo economico e turistico incentivano e, con bolsa saccenteria, discettano di “filiera” di questo o quel settore dell’economia e della produzione e dell’immancabile “messa in rete” e “fare sistema“; ma di cosa non viene, di fatto, mai chiarito. Dall’indagine periodica dell’Istituto Tagliacarne risulta, invece, che solo il 6% delle imprese fa parte di una rete e, per di più, soltanto il 3% si dichiara interessato a farne parte. Un motivo ci dovrà pur essere se queste anticaglie non incontrano il favore degli imprenditori. Di strumenti e progetti, adeguati alle nuove richieste, per valorizzare e promuovere l’economia turistica del territorio non ne parla quasi nessuno! Era questa, in sostanza, la sollecitazione dell’intervento del Sindaco lasciata cadere soprattutto dagli addetti ai lavori! Per trasformare una zona a vocazione turistica – il territorio di Capaccio-Paestum lo è in sommo grado – è necessario non promuovere filiere disarticolate e individualizzate, ma creare un Distretto Turistico culturale che dal “nucleo centrale”, dall’attrattore strutturalmente più significativo - i Templi - si allarghi all’intera area valorizzando il territorio nella sua offerta complessiva di beni culturali (materiali e immateriali), ambientali e produttivi. La logica del Distretto turistico-culturale si basa sulla presa di coscienza dell’identità territoriale e del valore della sua tipicità. E qui dissento da chi propone di allargare l’area di Capaccio-Paestum a quella di Agropoli, così diversa per identità e proiezione antropologica. La proiezione del territorio di Capaccio-Paestum è quella della sua area collinare che vi gravita strutturalmente e ne completa economia e identità. Per non lasciare all’isolamento e al progressivo declino la BMTA, per iniziare un percorso di sviluppo economico e turistico di un territorio, che lentamente consuma le sue stanche risorse, diventa urgente con un’operazione di “gestione sovraordinata” - con termine accademico, di meta-management – realizzare l’integrazione fra valorizzazione culturale e valorizzazione turistica. Tutto ciò comporta una chiara definizione dei target e degli obiettivi per evitare l’attuale assoluta mancanza di un disegno di sviluppo e i piccoli molteplici progetti, quasi sempre assistenziali e clientelari, messi in campo per singoli pezzi di un sistema, che si traducono in uno spreco di risorse senza creare ricchezza e occupazione per il territorio. La vera “rete” è costituita non da un portale o da un’aggregazione di imprese per settori o per filiere, ma da una struttura giuridica finalizzata e coordinata da un sistema di governance tipica del meta-management. È tutto qui il motivo del lento morire anche di questo evento di eccellenza.  



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