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Opinione
L'opinione - Prof. Forte: non gli bastano!
Aurelio Di Matteo
03 dicembre 2012 17:37
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La precisazione stringata, chiara e senza fronzoli polemici del Sindaco Voza alla lettera del Prof. Forte è stata quanto mai opportuna anche nello stile. Egli, però, avrebbe fatto anche bene, per prima cosa, a pubblicare l’esatta cifra che è costata la lunga tiritera dell’inutile e farraginoso apporto dell’Accademico urbanista, che se non fosse stato per le dimissioni della maggioranza del precedente Consiglio comunale avrebbe arrecato non pochi danni allo sviluppo del territorio di Capaccio-Paestum. Certo è che, stante il tono, di “accademico” nella lettera del professore c’è veramente poco. E anche nel contenuto c’è molto di vile denaro e niente di nobile accademia. Da una parte ricorre alla richiesta prioritaria e pregiudiziale di una bella cifra, a suo dire ancora spettante, dall’altra agita lo spauracchio della Corte dei Conti come se l’eventuale spreco connesso alla redazione del Piano, se spreco c’è stato, non dovesse riguardare invece tutto l’iter fino ad ora messo in piedi da tanti interventi e modifiche richieste o sollecitate. Non dimentichiamo che proprio il Professore ebbe a dire, in uno scambio di opinioni non tanto pacifiche con chi scrive, che per la redazione della pianificazione aveva ascoltato quanto indicato dagli amministratori. Un consapevole e responsabile urbanista, soprattutto se si ritiene un “maestro”, non modifica e adatta un PUC (pare tre volte!) sulla base delle “determinazioni” di questo o di quell’altro amministratore. E soprattutto, dopo, non “difende” le sue scelte addebitandole alla presunta unanime volontà di un Consiglio comunale e il suo fallimento a ipotetici interessi degli oppositori, ignorando la cosiddetta “disseminazione a macchia di leopardo” evidenziata anche in qualche anonimo molto discusso!
Quanto al merito della questione, basterebbe proprio riguardare le centinaia di osservazioni presentate per porsi almeno il problema della validità di una proposta centrata sulla tradizionale cementificazione fatta di strade e abitazioni come se il Comune dovesse ospitare nei prossimi dieci anni circa novemila nuovi residenti. Appare, inoltre, alquanto superfluo far riferimento alla località di Cannito - almeno lo si spera - questione chiusa e defunta insieme ai veleni e ai sospetti diffusi a piene mani tra Napoli e Salerno. E qui, qualche Assessore defenestrato dall’ex sindaco Marino forse potrebbe dire qualcosa d’interessante richiamando una sua sfuggevole e non troppo evidenziata dichiarazione fatta a un noto quotidiano. Dice il professore che sarebbe stato sufficiente dare risposte a quelle innumerevoli osservazioni con singola controdeduzione “attraverso la quale si sarebbero potute apportare, alla proposta di piano urbanistica generale, modifiche ed integrazioni, anche sostanziali, ritenute opportune dall'assemblea”. Ecco il primo dubbio che viene a un profano di normativa e di amministrazione. Non è forse questo lo scopo che con la revoca si propone il Consiglio comunale, senza ricorrere alle cosiddette “grandi firme”? E di seguito subito il professore aggiunge: “Le modifiche ratificate avrebbero dato luogo a nuova rappresentazione grafica delle modalità di zonizzazione urbanistica”. Di conseguenza un altro banale e ingenuo dubbio. Questa nuova “rappresentazione grafica”, anche in esecuzione di “sostanziali modifiche”, sarebbe stata a costo zero o avrebbe comportato costi aggiuntivi per il prof. Forte e per i “tecnici portatori di saperi specificati da legge”? La lettera, credo, dia motivo di far ritenere che la motivazione che ha mosso l’Accademico non sia stata la finalità di salvaguardare le casse comunali, né quella ancor più nobile dello sviluppo di Capaccio – Paestum, ma soltanto un espediente di vita quotidiana e casareccia per un’eventuale nuova e costosa convenzione. E dalla lettera sembra trasparire un ancor meno nobile proposito di iniziare un contenzioso giuridico rivolto non solo a rivendicare, legittimamente, quanto dovuto, ma anche - e qui vorremmo tanto sbagliarci per il buon nome del Professore – a ritardare una necessaria e urgente approvazione del PUC.

Aurelio Di Matteo



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