Cronaca
OGGI L’AUTOPSIA
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Castellabate, mistero sulla morte di Silvia Nowak: testa e polso fratturati emergono dalla tac
Antonio Vuolo
21 ottobre 2024 00:35
Eye
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CASTELLABATE. E’ ancora un giallo la morte di Silvia Nowak, la 53enne tedesca rinvenuta senza vita martedì mattina, semi carbonizzata e nascosta nella vegetazione a pochi metri dalla sua abitazione in via Arena, a Ogliastro Marina. In attesa dell’esito dell’esame autoptico e del dna, per chiarire le cause del decesso ed avere conferme sull’identità della donna, emergono nuovi dettagli raccapriccianti sul caso che tiene con il fiato sospeso l’intera comunità di Castellabate. Sul cadavere della donna, infatti, sono state riscontrate una profonda frattura alla testa e una al polso destro. E’ quanto emerge dalla tac eseguita sul cadavere presso l’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania nelle ore successive al ritrovamento. La donna, inoltre, presenta delle lesioni, che potrebbero essere riconducibili a ferite da arma da taglio o a morsi provocati da animali selvatici visto che il corpo è stato trovato in fase di putrefazione. A rendere più chiaro il quadro sarà l’autopsia che il medico legale Adamo Maiese eseguirà domattina presso la sala mortuaria dell’ospedale vallese. Al momento non tralasciano alcuna ipotesi i militari de’’Arma della Compagnia di Agropoli che indagano su delega della Procura di Vallo della Lucania. E’ giallo, intanto, anche sulle ricerche che, improvvisamente, nella giornata di giovedì si sono spostate anche su Santa Maria di Castellabate, seguendo una pista che si è poi rivelata infondata. “Allo stato attuale, purtroppo, tutto può essere il contrario di tutto, non essendoci alcun riscontro oggettivo, se non quello di un corpo carbonizzato ed abbandonato nella vegetazione” spiega l’avvocato della coppia, Felice Carbone. Sta di fatto che il cadavere della donna è stato portato, laddove è avvenuto il tragico ritrovamento, in un secondo momento. A confermare questa ipotesi le tracce di bruciato presenti nella vegetazione. L’omicida, infatti, ha cercato di darle fuoco dopo averla uccisa, per poi abbandonarla, trascinandola nella vegetazione, ad appena 150 metri dalla villetta dove viveva la vittima ormai da diversi anni. E, poi, lo stesso luogo era stato già battuto da forze dell’ordine e volontari durante le intense attività di ricerche, finanche con l’ausilio di droni ed unità cinofile molecolari. I cani avevano fiutato delle tracce in un’altra zona, in linea d’aria non molto distante dalla villetta di via Arena, ma senza alcun risultato concreto. Nel frattempo, il 62enne compagno della vittima, K.D., ha ribadito la sua estraneità ai fatti ai militari dell’Arma. A confermare il suo alibi le riprese di una telecamere di videosorveglianza di un vicino, la stessa che ritrae la vittima mentre esce di casa. Ma in ogni caso gli investigatori non tralasciano nulla al caso. 

 



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