CASTELLABATE. L’alibi del compagno di Silvia Nowak, la donna tedesca trovata morta e semi-carbonizzata il 18 ottobre a Ogliastro Marina, nel comune di Castellabate, potrebbe essere meno solido di quanto inizialmente dichiarato. Il 62enne, infatti, non sarebbe stato ripreso dalle telecamere di un vicino mentre riposava fuori dalla villetta nel momento in cui Silvia si è allontanata da casa poco dopo le 16, ma solo dopo le 17.30, quando ha chiesto aiuto per il mancato rientro della donna. La Procura di Vallo della Lucania indaga su questo vuoto temporale e su altri dettagli emersi, tra cui l’arma che potrebbe aver causato la morte: si ipotizza l’uso di un’ascia o martello, con cui Silvia sarebbe stata colpita alla testa e poi ferita alla gola, all’addome e alla schiena mentre tentava di fuggire. Gli inquirenti ritengono che il corpo sia stato trasportato nella pineta solo successivamente per cancellare tracce biologiche, dando fuoco al corpo senza vita della donna. È possibile che l'azione sia stata eseguita da più di una persona, e per confermare tale ipotesi saranno cruciali i risultati delle analisi istologiche. La villetta e la pineta sono ancora sotto esame, mentre restano senza risposta molti interrogativi, tra cui il destino del guinzaglio e della ciotola con cui Silvia era uscita. Intanto, il Consiglio comunale di Castellabate ha ricordato stamane la donna con un minuto di raccoglimento prima di iniziare i lavori.