Cronaca
TEGOLA PER IL COMUNE
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Capaccio Paestum, alienazione beni ex Ersac: Tar accoglie ricorso di due inquilini
Alfonso Stile
02 dicembre 2024 19:51
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CAPACCIO PAESTUM. Alienazione, valorizzazione ed assegnazione dei beni ex Ersac di proprietà comunale a Borgo Gromola, Via Fornilli e Viale degli Ulivi a Spinazzo. I giudici della terza Sezione del Tar di Salerno hanno accolto il ricorso presentato da due inquilini, madre e figlio, che per anni hanno occupato due appartamenti messi poi a bando dal Comune di Capaccio Paestum ed assegnati ad una società privata locale. Ricorso che è tornato al vaglio del Tribunale Amministrativo Regionale dopo che, con apposita ordinanza, i giudici della settima Sezione del Consiglio di Stato, un anno fa, avevano ‘congelato’ la vendita degli immobili, ribaltando la decisione del Tar di Salerno che, invece, ne aveva respinto l’istanza cautelare.

IL COMMENTO DEGLI INQUILINI RICORRENTI - “A volte capita che la giustizia sociale e il diritto guardino dalla stessa parte, perseguano lo stesso obiettivo; è quanto accaduto oggi con la sentenza 2348/2024 del TAR Campania Salerno, che ha accolto i ricorsi proposti dalla Sig.ra Diamante e dal Sig. Gerardo Donato, cittadini di Capaccio Paestum che hanno saputo con fiducia, ostinazione e grande dignità difendere il loro diritto alla casa - commentano a StileTV gli avvocati Francesco Lanocita e Simona Corradino, difensore dei ricorrenti - il Giudice Amministrativo ha affermato che la casa da loro abitata da decenni rientra nel patrimonio che il Comune di Capaccio Paestum ha l’obbligo di destinare e mettere a disposizione delle persone meno fortunate, di quei cittadini che come comunità abbiamo il dovere di tutelare, perché questo è l’interesse pubblico, non la somma di tanti piccoli interessi particolari”. 

“All’orgoglio personale e professionale per aver assistito persone così resilienti e ricche di umanità, si associa un sentimento di grande sconforto per una comunità che invece sembra aver perso di vista la coesione sociale, la difesa dei superiori interessi pubblici, il rigore civico. L’auspicio - concludono - è che l’Amministrazione e gli Uffici pongano fine a questa triste vicenda, riconoscendo a chi ne ha il diritto, ovvero alla Sig.ra Diamante e al Sig. Gerardo Donato, di abitare nelle case destinate a soddisfare proprio (e solo) questa finalità pubblica”.    

LA VICENDA - Nel luglio del 2023, l’ente civico pubblicò il bando per l’alienazione dei beni, prevedendo il diritto di prelazione in favore degli attuali occupanti: secondo il Consiglio di Stato, i medesimi alloggi andavano invece assegnati secondo le norme dell’edilizia residenziale pubblica, ovvero come stabilito dalla Regione Campania nell’atto di trasferimento gratuito degli immobili al Comune che, nel concludere la procedura di vendita, aveva ricavato circa 1.4 milioni di euro. La Regione, però, aveva precisato al Comune “l’obbligo a non modificare la destinazione di uso pubblico dei beni, nonché di applicare per gli alloggi residenziali la legge 560/1993” che prevede, infatti, il diritto di prelazione per gli assegnatari occupanti, condizioni reddituali minime e prezzi calmierati. 

Molto articolata e complessa la sentenza con la quale, oggi, il Tar ha accolto le ragioni dei ricorrenti, annullando così la procedura di alienazione dei lotti relativi agli immobili da loro occupati, esplicitando un principio di carattere generale valido, dunque, anche per tutti gli altri lotti inficiando l'intera procedura, che potenzialmente rischia di creare anche un ‘buco’ nel bilancio dell’ente civico, in un momento critico per il Comune di Capaccio Paestum, alle prese con la redazione di un Piano di riequilibrio finanziario pluriennale da presentare a Ministero delle Finanze e Corte dei Conti.

A questo punto, l’Amministrazione comunale potrà ricorrere nuovamente al Consiglio di Stato, ma la strada appare in salita visto che proprio i giudici di Palazzo Spada avevano ‘ribaltato’ la precedente sentenza del Tar. Da segnalare l’intervento, ad adiuvandum, del SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), la principale organizzazione italiane degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica, che ha per scopo il riconoscimento del diritto alla casa per ogni cittadino, a condizioni compatibili con le esigenze delle famiglie per favorire la mobilità e la soluzione del bisogno alloggiativo. La società assegnataria, invece, non si è costituita in giudizio.

COSA AVEVA PRECISATO L’ENTE CIVICO - All’epoca della pronuncia del Consiglio di Stato, il consigliere comunale oggi assessore al Demani, Antonio Di Filippo, aveva precisato che “su 11 unità residenziali abitative messe a bando, ben 9 sono state assegnate agli attuali occupanti: le altre due sono proprio quelle occupate dai ricorrenti, che però non hanno esercitato il diritto di prelazione pur avendone facoltà. I restanti 16 beni messi a gara, invece, consistono in unità agricole e commerciali, pur nella maggior parte assegnate agli attuali occupanti, che certamente non rientrano nell’ambito di applicazione dell’edilizia popolare”.



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