Giudiziaria
PRIMA UDIENZA
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Processo appalti pilotati: Alfieri in aula con gli altri imputati, eccepita competenza territoriale di Salerno
Alfonso Stile
04 febbraio 2025 09:11
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CAPACCIO PAESTUM. Si è tenuta stamane, presso la cittadella giudiziaria di Salerno, la prima udienza del processo per i presunti appalti pilotati a Capaccio Paestum, nel Salernitano: iniziata alle 9:58 e conclusasi alle 11:30, è durata dunque un’ora e mezza davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, in composizione collegiale, presieduta dal giudice Donatella Mancini. 

Tutti i legali dei 6 imputati hanno subito sollevato l’incompetenza territoriale del Tribunale di Salerno, ravvisando la necessità di attendere la pendente pronunzia della Cassazione, al riguardo, per evitare un incaglio del procedimento: l'avv. Natale, in particolare, ha svelato che il procuratore generale della Suprema Corte, nella sua requisitoria a conclusione dell'udienza camerale relativo al ricorso di De Rosa e D'Auria, ha condiviso l'eccezione della difesa, ritenendo che la competenza territoriale si radichi davanti al Tribunale di Vallo della Lucania, luogo di perfezionamento del più grave reato di corruzione. La questione è stata ritenuta infondata, invece, dal pm titolare dell’inchiesta, Alessandro Di Vico, il quale si è opposto in aula citando, nel merito, una sentenza della Cassazione.

In ogni caso, il collegio difensivo ha fatto intendere che tutti gli imputati sceglieranno il rito ordinario, dunque si andrà a dibattimento in un processo che si preannuncia lungo e molto tecnico.

Verbalizzate questioni preliminari, eccezioni e ratificata la costituzione di parte civile del Comune di Capaccio Paestum, sulla competenza territoriale i giudici si sono riservati la decisione in udienza successiva alla sentenza della Cassazione che, il 14 febbraio prossimo, valuterà il ricorso della difesa sia in merito alle misure cautelari che sulla competenza del Tribunale salernitano. Il giudice Mancini ha così rinviato, il tutto, al 20 marzo.

IMPUTATI IN AULA - Presenti, in aula, tutti gli imputati: la prima ad arrivare è stata Elvira Alfieri, a seguire Andrea Campanile, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, l'ing. Carmine Greco e, in ultimo, Franco Alfieri (nella foto all'arrivo alla cittadella giudiziaria), accompagnati dai rispettivi avvocati.

Si tratta del primo filone dell’inchiesta condotta dalla Procura salernitana, che ha chiesto ed ottenuto, dal gip, la citazione diretta a giudizio per Franco Alfieri, sindaco della città dei Templi e presidente della Provincia di Salerno, attualmente sospeso dagli incarichi e ristretto agli arresti domiciliari, così come gli altri 5 imputati, ovvero: la sorella Elvira Alfieri, titolare dell'azienda edile di famiglia; Andrea Campanile, ex autista factotum del suo staff; Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, titolare e procuratore speciale della Dervit, e Carmine Greco, rup e funzionario comunale. 

LE ACCUSE - La Procura contesta i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione, in concorso. Nel mirino, in particolare, un subappalto di 250mila euro affidato dalla Dervit s.p.a. alla Alfieri Impianti s.r.l. nel comune di Battipaglia, presunto compenso alla base di un patto corruttivo per l’aggiudicazione, alla società di Roccadaspide, di altri due appalti della pubblica illuminazione nella città dei Templi, banditi ed organizzati “a tavolino” in modo tale da far vincere proprio la Dervit attraverso una procedura negoziata.

Alfieri risponde anche di falsità ideologica in atto pubblico aggravata, relativamente alla falsa missiva, inviata a sua firma alla Regione Campania, attestante che l’impianto di pubblica illuminazione cittadino fosse gestito direttamente dal Comune, quando invece il servizio era già in capo alla Dervit in virtù di una concessione ventennale.

MISURE CAUTELARI: ATTESA PER LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE - Com’era prevedibile, diventa dunque cruciale la pendente decisione della Cassazione in merito al ricorso, presentato dai legali degli imputati, sulla rimozione o sostituzione delle misure cautelari nonché sulla competenza territoriale del processo che, secondo la difesa, dovrebbe tenersi a Vallo della Lucania avendo la Alfieri Impianti incassato i bonifici della Dervit, presunta dazione di un patto corruttivo contestato dalla pubblica accusa, presso una filiale Bcc a Torchiara, area di competenza del tribunale cilentano. La sentenza dei giudici della Suprema Corte è attesa per il 14 febbraio prossimo. Nel collegio difensivo gli avvocati Antonello Natale, Domenicantonio D'Alessandro, Agostino De Caro, Enrico Tedesco, Cecchino Cacciatore e Carmine Sparano.

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