CAPACCIO PAESTUM. Ore contate per l’Amministrazione civica di Capaccio Paestum, nel Salernitano. Domani pomeriggio, davanti al notaio Antonio Paolino, i 15 consiglieri di maggioranza rassegneranno in blocco le dimissioni dalla carica, decretando così lo scioglimento del Consiglio comunale: si attenderà, poi, la repentina nomina e l’arrivo del commissario prefettizio che guiderà l’ente fino a nuove elezioni, previste tra fine maggio ed inizio giugno.
A firmare saranno il presidente dell’assise civica Angelo Quaglia, Igor Ciliberti, Antonio Scariati, Pasquale Accarino, Angelo Merola, Giovanni Cirone, Ulderico Paolino, Gianmarco Scairati, Maria Rosa Giuliano, Luca Sabatella, Serena Landi, Annalisa Gallo, Adele Renna, Domenico Di Riso e Rossella Anna Tedesco: dopo aver redatto ed approvato il Piano di Riequilibrio finanziario, trasmesso alla Corte dei Conti per il vaglio, terminerà così un’esperienza di governo cittadino, durata appena 8 mesi, iniziata sotto tutt’altri auspici con l’elezione plebiscitaria del 10 giugno 2024, che segnò la vittoria bis di Franco Alfieri con l’87,35% dei voti.
Un secondo mandato irrimediabilmente compromesso, il 4 ottobre scorso, dal primo filone dell'indagine sui presunti appalti pilotati condotta dalla Procura della Repubblica di Salerno, culminata con l’arresto e la detenzione per Alfieri, dapprima in carcere e poi ai domiciliari, dov’è tuttora ristretto, ed il giudizio immediato per tutti gli imputati nella vicenda. Alfieri, sospeso dal prefetto, non ha lasciato le proprie cariche fino alla sentenza con la quale la Cassazione, il giorno di San Valentino, ha rigettato la richiesta di revoca delle misure cautelari.
LE DIMISSIONI DI ALFIERI - Come già spiegato nel servizio del TGSTILE di ieri, le dimissioni presentate lunedì dall’ormai ex sindaco non si sono perfezionate nella forma, mancando l’autentica della firma, ma restano valide ed irrevocabili nella sostanza del documento protocollato in municipio. Secondo quanto previsto dal Testo Unico degli Enti Locali, Alfieri avrebbe avuto 20 giorni di tempo per ripensarci: dunque, a prescindere, per andare al voto in primavera e non nel 2026 sarebbero state comunque necessarie le dimissioni della maggioranza ovvero la sfiducia di almeno 9 consiglieri entro la mezzanotte del 22 febbraio prossimo. Domani, dunque, sarà staccata la spina e nella città dei Templi inizierà di fatto, visti i tempi stretti, una nuova campagna elettorale in uno scenario politico ancora tutto da decifrare.