CAPACCIO PAESTUM. Si è tenuta stamane alle ore 14, presso la cittadella giudiziaria di Salerno, la terza udienza del processo per i presunti appalti pilotati a Capaccio Paestum, nel Salernitano. La seconda Sezione penale del Tribunale di Salerno, in composizione collegiale e presieduta dal giudice Donatella Mancini, dopo due rinvii era chiamata a dirimere, definitivamente, la questione inerente la competenza territoriale del procedimento che, eccepita dal collegio difensivo, era stata rimessa al giudice di competenza dalla Cassazione nel respingere i ricorsi degli imputati avversi la decisione del Riesame di rigettare la richiesta di revoca o attenuazione delle misure cautelari.
Preso atto delle motivazioni della Suprema Corte pubblicate nei giorni scorsi e dopo oltre 3 ore di Camera di Consiglio, il gup ha ritenuto che la sede competente del processo è Vallo della Lucania: dunque, la Procura della Repubblica di Salerno dovrà trasmettere ad horas l'intero fascicolo alla Procura vallese, la quale avrà 20 giorni di tempo per valutare tutti gli atti, quali ed eventuali misure cautelari richiedere e con quale rito procedere. Richieste che saranno poi vagliate dal giudice del Tribunale cilentano. Fino ad allora, gli indagati resteranno ai domiciliari: l'avv. Natale ha presentato istanza di revoca dei domiciliari, stamane, per Vittorio De Rosa per motivi di salute, ma è stata rigettata dal giudice.
Accolta, dunque, l'eccezione sollevata dal collegio difensivo, basata sul fatto che gli assegni della presunta corruzione, il reato più grave contestato, sono stati incassati dalla Alfieri Impianti Srl a Torchiara, comune rientrante nella competenza del Tribunale cilentano. Eccezione fortemente sostenuta in particolare dall'avv. Natale e condivisa anche dal procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione nella sua requisitoria a conclusione dell'udienza camerale relativa al ricorso presentato per conto dei suoi assistiti, De Rosa e D'Auria.
"È drammatico che soltanto ora sia stata riconosciuta l’incompetenza territoriale di Salerno, sarebbe stato più utile se fosse avvenuta prima, probabilmente ci sarebbero statr conseguenze diverse anche sullo status libertatis dei nostri assistiti" hanno dichiarato all'uscita della cittadella giudiziaria gli avvocati Domenicantonio D’Alessandro e Agostino De Caro, legali di Franco ed Elvira Alfieri.
Gli indagati, nel primo filone dell’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Salerno e passata ora a Vallo della Lucania, sono: l’ex sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri; la sorella Elvira Alfieri, titolare della Alfieri Impianti srl; l’ex componente di staff Andrea Campanile; l'ing. Carmine Greco, rup e funzionario comunale; Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, titolare e procuratore speciale della Dervit. Hanno scelto tutti il rito ordinario, dunque si andrà a dibattimento in un processo che si preannuncia lungo e molto tecnico.
LE ACCUSE - La Procura contesta i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione, in concorso. Nel mirino, in particolare, un subappalto di 250mila euro affidato dalla Dervit s.p.a. alla Alfieri Impianti s.r.l. nel comune di Battipaglia, presunto compenso alla base di un patto corruttivo per l’aggiudicazione, alla società di Roccadaspide, di altri due appalti della pubblica illuminazione nella città dei Templi, banditi ed organizzati “a tavolino” in modo tale da far vincere proprio la Dervit attraverso una procedura negoziata.
Alfieri risponde anche di falsità ideologica in atto pubblico aggravata, relativamente alla falsa missiva, inviata a sua firma alla Regione Campania, attestante che l’impianto di pubblica illuminazione cittadino fosse gestito direttamente dal Comune, quando invece il servizio era già in capo alla Dervit in virtù di una concessione ventennale.
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