NAPOLI. C’é una distonia inverosimilmente in questo Napoli che vince il suo quarto scudetto. Antonio Conte, il tecnico degli azzurri, ha accostato questo successo al “prodigio”. Con una squadra costata però la scorsa estate ben 152 milioni di euro. Un grande investimento da parte di Aurelio De Laurentiis. E chi conosce e riconosce bene questa cifra é certamente il ds Giovanni Manna , 37 anni originario di Cardile, frazione di Gioi un piccolo centro del Cilento. Poliglotta, Figlio di operai che hanno lavorato e lavorano ancora in un’azienda lombarda che produce rullini e sfere. I suoi colpi da urlo: Buongiorno, Lukaku, Neres, Mc Tominay, Gilmour, Rafa Marin. A gennaio é arrivato Billing, é andato via Kvarastkhelia per 70 milioni al Psg. Una squadra strutturata, solida ha assemblato il manager campano sbarcato a Posillipo direttamente da Torino dove ha costruito con successo la Next Gen juventina scovando talenti come Fagioli, Miretti e Soulé. Spieghiamo quindi la distonia poc’anzi menzionata: perché invece questa squadra così composta é un team di grande valore dove anche le seconde linee hanno giocato un ottimo campionato - anche i pochi minuti di Okafor sono stati di qualità per capirci -: loro, i cambi, decisamente sottovalutati dalla maggior parte dei tifosi. Riteniamo giusto quindi conferire la dimensione corretta a questo scudetto del Napoli. Non il prodigio di Conte ma un eccellente lavoro. Certo c’era da ricostruire ma le finanze investite hanno innescato una parte importante dei meriti. E quest’anno Manna ha individuato l’mvp del campionato, Scott Mc Tominay dallo United: incursore scozzese da 12 reti così come da Torino é arrivato Buongiorno, perno di una difesa che ha contribuito a portare il titolo a Napoli. Solo 27 gol subiti, l’unica italiana sotto le 30 reti, e 16 clean sheet di Alex Meret. Tutto é partito da lì. Da un calcio funzionale e pragmatico concertato dal management del Napoli che per la prima volta nel suo percorso di campione d’Italia rilancia uno schieramento di dirigenti tutto meridionale. Il salentino Antonio Conte, a differenza dei colleghi Ottavio Bianchi, Albertino Bigon e Luciano Spalletti che hanno vinto i 3 precedenti scudetti, é il primo uomo del sud a vincere con un club sotto Roma. Aurelio De Laurentiis ha origini di Torre Annunziata. Nicola Lombardo il capo della Comunicazione é napoletano. Ecco perché il Napoli oggi ha fatto la storia proprio per questa sua radice sudista che ha caratterizzato il quarto scudetto che ora va difeso, confermato e magari anche proiettato ad un upgrade. Perchè questa Champions che verrà é una gran bella sfida anche per l’apparecchio dirigenziale napoletano, napolista e meridionalista. É lo scudetto azzurro più glocal che ci sia. Il brand Napoli anche per la sua squadra di football, proiettato nel mondo. Internazionalizzato. Ora però occorrono le strutture a partire da un centro di allenamento serio e riconoscibile dove creare finalmente un vivaio capace di produrre talenti per la prima squadra. Ricordando quel primo scudetto del Napoli vinto con 13 meridionali su una rosa di 20 e con Diego Armando Maradona. Detto questo, ne siamo certi: Il meglio deve e dovrà ancora venire. Un primo segnale c’é già: Kevin De Bruyne interessa davvero - Manna ha confermato tutto - per un Napoli che confermerebbe col suo ingaggio un’anima british…