Ambiente
SALERNO E' TERZA
SALERNO E' TERZA
Campania, rapporto "Ecomafia" di Legambiente: maglia nera per la provincia di Napoli
Comunicato Stampa
10 luglio 2025 14:06
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CAMPANIA. In Campania le ecomafie premono sempre di più sull’acceleratore e fanno affari d’oro. A dimostrarlo è l’aumento dei reati ambientali che nel 2024 salgono a 6.104, registrando +23% rispetto al 2023, con una media di 16,5 reati al giorno, dati che confermano la Campania leader nazionale. Maglia nera per la provincia di Napoli con 2313 reati, terza Salerno con 1321.  In questi trent'anni a spartirsi la torta in Campania, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati circa 230 i clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare. A tracciare un quadro di sintesi è il nuovo report di Legambiente “Ecomafia 2025  I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” (Edizioni Ambiente), presentato oggi a Roma insieme ad un pacchetto di 12 proposte per contrastare le illegalità ambientali e rafforzare norme e controlli, a partire dal recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, dal potenziamento dei controlli ambientali e la definizione di un Piano nazionale contro l’abusivismo.

 

Focus Dati: La Campania si conferma maglia nera a livello nazionale in tutti i cicli dell'ecomafia, da quello dei rifiuti al cemento illegale. La nostra regione  si conferma al primo posto come numero di reati contro l’ambiente (6.104 pari al 15% del totale nazionale), con un aumento delle persone denunciate (5.580), delle persone arrestate (50), e dei sequestri effettuati (1431). A livello provinciale Napoli con ben 2.313 reati, si conferma al primo posto, seguita da Bari, che sale dal terzo al secondo posto (1.526) e da Salerno (quinta nel 2023) con 1.321 illeciti penali. Scende dal podio e si ferma al sesto posto Avellino (906).

 

Classifica per inchieste su corruzione ambientale: La corruzione negli appalti pubblici, con particolare riferimento alla dimensione ambientale (green corruption), rappresenta una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica nell’Unione europea. Dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, Legambiente ha censito 88 inchieste giudiziarie su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale (+17,3% rispetto allo scorso Rapporto), che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione, passando per la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese. In testa alla classifica regionale, la Campania si trova al primo posto con 17 inchieste, seguita da Lombardia (16), Puglia (10), Sicilia, Lazio (8) e Calabria (6). A guidare la classifica per gli arresti eseguiti, ben 96, è la Puglia, mentre la Campania si colloca al secondo posto (77), seguita dalla Lombardia (61),. Se osserviamo la classifica in base alle persone denunciate, il Lazio balza al comando (154), seguito dalla Campania (128) e dalla Puglia (96). Dal 2010, primo anno della rilevazione effettuata da Legambiente, si contano 1.560 inchieste su reati di corruzione ambientale, con 9.133 arresti, 12.374 persone denunciate e 2.532 sequestri

 

“I numeri e le storie raccolte nel rapporto – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania - confermano il lavoro importante svolto da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafia e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. La lotta all'ecomafia passa soprattutto  mettendo in campo un piano di politiche trasversali contro ecocriminali , dalle politiche industriali a quelle occupazionali, da quelle socio ambientali a quelle culturali. Bisogna ristabilire in Italia e in Campania la giustizia ambientale.”

 

Le piaghe da sanare

La Campania è sempre in testa alla classifica nazionale del ciclo dei rifiuti per numero di reati, 1615 pari al 14,5% sul totale nazionale; enorme anche il numero di denunce, 1543, di arresti, 37 e di sequestri, 836. A livello provinciale quest’anno Napoli con 605 reati conquista la maglia nera a livello nazionale, scende al quinto posto Avellino (283 illeciti penali), seguita da Salerno (253), Caserta (242). Dopo Napoli con 569 persone denunciate troviamo Salerno con 232, segue Caserta con 214 persone denunciate. Il maggior numero di sequestri in Provincia di Napoli con ben 412, segue Salerno con 126 e Caserta con 125.

 

La Campania è ancora la regione saldamente in testa alla classifica del cemento illegale: sono 2424 i reati, quasi il 18% dei reati contestati a livello nazionale, ed è prima assoluta anche per numero di persone denunciate, oltre 2.547, e di sequestri effettuati, 390. A livello nazionale triplete con Salerno, Avellino e Napoli che guidano la classifica a livello provinciale. In Provincia di Salerno si registrano 606 reati nel ciclo del cemento con 757 persone denunciate e 139 sequestri, in Provincia di Avellino i reati sono 513, mentre 397 le persone denunciate, una persona arrestata e 37 sequestri. Segue Napoli con 378 reati, 456 persone denunciate, 4 arrestate e 136 sequestri.

 

A seguire l’elenco delle 12 proposte presentate oggi da Legambiente.

 

1-      Recepire quanto prima la direttiva europea per la tutela penale dell’ambiente;

2-      Inserire nel titolo IX bis del Codice penale, “Dei delitti contro gli animali”, i delitti contro la fauna e le specie protette, dal bracconaggio ai traffici illeciti, come prevede la direttiva europea per la tutela penale dell’ambiente; 

3-      Approvare il disegno di legge che introduce nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare, inserendo un reato specifico con sanzioni adeguate per chi produce, commercia e utilizza pesticidi illegali.

4-      Adottare un piano adottare un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, che preveda l’aumento delle risorse per gli abbattimenti degli immobili costruiti illegalmente, da destinare a Comuni, autorità giudiziaria e Prefetture; l’estensione del potere sostitutivo delle Prefetture (art.10-bis, legge 120/2020) alle ordinanze di demolizione emanate e non eseguite dai Comuni prima dell’approvazione della norma; sanzioni penali adeguate per i dirigenti comunali che omettono di adottare i provvedimenti previsti nei casi di abusivismo edilizio e per i funzionari delle aziende erogatrici di servizi che stipulano contratti, in violazione della normativa vigente, con proprietari di immobili costruiti illegalmente.

5-      Avviare da parte della Commissione parlamentare antimafia un’indagine conoscitiva sul fenomeno dell’abusivismo edilizio e sulle connessioni

6-      Rivedere il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”

7-      Inasprire le sanzioni relative alla gestione illecita dei rifiuti, trasformando in delitti gli attuali reati di natura contravvenzionale e innalzare le pene reclusive previste per il delitto di traffico organizzato di rifiuti (art. 452-quaterdecies del Codice penale), da 3 a 8.

8-      Inserire tra i cosiddetti reati presupposto per cui scatta l’applicazione della legge 231/2001 sulle responsabilità amministrative/penali delle persone giuridiche (enti e imprese), l’art. 452-terdecies del Codice penale (omessa bonifica), come già avviene per tutti gli altri delitti ambientali previsti dalla legge 68/2015

9-      Estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo dall’art. 423 bis del Codice penale a qualunque incendio di vegetazione (non solo i boschi e i pascoli) all’interno delle aree di maggiore importanza per la biodiversità (siti Natura 2000, parchi, riserve e aree sottoposte a vincolo paesaggistico) e aggravare la fattispecie colposa, per consentire l’arresto in flagranza, oggi non obbligatorio;

10-   Introdurre l’associazione a delinquere (art. 416 del Codice penale) e i delitti contro l’ambiente (Titolo VI-bis), tra quelli per cui non è previsto l’interrogatorio preventivo (art. 291, comma 1-quater del Codice di procedura penale) e inserire gli stessi delitti ambientali, insieme a quello di incendio boschivo (423-bis del Codice penale), considerata la loro gravità e complessità, tra quelli per cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità;

11-   Rimuovere la clausola dell’invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, destinare al potenziamento delle attività di controllo delle Agenzie regionali e provinciali tutte le somme riscosse dalle Agenzie grazie alla parte VI bis del Testo unico ambientale (D.Lgs 152/2006) e provvedere all’emanazione del decreto ministeriale sui nuovi importi a carico del contravventore per le attività di prescrizione ed asseverazione tecnica;

12-   Garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari, recependo le indicazioni contenute nell’art. 15 della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente.

 



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