Ambiente
PROCURA DI NAPOLI
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Ischia, nuovi sigilli all'Hotel Club Scannella: deturpato tratto della costa di Forio
Comunicato Stampa
18 luglio 2025 12:26
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ISCHIA. A conclusione di un'indagine coordinata dalla Sezione 'Edilizia ed Ambiente' della Procura della Repubblica di Napoli, volta a verificare, con frequenti ispezioni dall'alto, macroscopiche aggressioni del territorio dell'isola di Ischia, la Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un nuovo provvedimento di sequestro preventivo nei confronti dell'Hotel Club Scannella, in Forio d'Ischia, già sottoposto in passato a sequestro per gravi violazioni alla normativa ambientale ed edilizia.

L'ulteriore sequestro, disposto dal gip a seguito di accurate indagini tecniche disposte dalla Procura della Repubblica, riguarda ipotesi di lottizzazione abusiva materiale (artt. 30-44 D.P.R. 380/2001), edificazione senza titolo in area a protezione integrale (art. 181 comma 1 bis D.LGS. 42/2004), costruzioni illecite su demanio marittimo (artt. 55-1161 codice della navigazione), realizzazione di discarica abusiva, nonché il più grave delitto di distruzione di bene paesaggistico (art. 518 duodecies codice penale), tutte ipotesi di reato consumate su di un'area di elevato pregio paesaggistico e ambientale, soggetta a stringenti vincoli di tutela.

Su ordine della Procura della Repubblica, i militari della Sezione Aerea di Napoli hanno dapprima notificato a tutti gli indagati a vario titolo coinvolti l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Successivamente hanno eseguito la misura cautelare reale in danno sia dei proprietari delle particelle ove sorgevano le strutture abusive ed il tracciato stradale, sia dei gestori della struttura ricettiva e dei soci dell'impresa gerente. In ultimo, notificavano il citato provvedimento agli enti pubblici per l'adozione dei provvedimenti di competenza. Come emerso dalle indagini, le edificazioni abusive e i pervicaci scavi della falesia rocciosa, che occupa la costa di Forio d'Ischia dove sorge il complesso turistico, erano interrottamente in corso dagli anni 80 sino all'attualità.

Le attività investigative mediante telerilevamento aereo ed approfondite analisi documentali hanno permesso di accertare ulteriori interventi edilizi non autorizzati, funzionali a una trasformazione urbanistica del sito, sottoposto a massimo rischio di frana, in protezione integrale di natura paesaggistica, con vincolo di assoluta inedificabilità, in totale spregio di ogni norma di natura urbanistica, ambientale, idrogeologica ed in assenza delle necessarie autorizzazioni previste, con conseguente pericolo anche per la pubblica incolumità. Le ipotesi di reato ascritte scaturiscono anche da approfondimenti tecnici condotti da un consulente tecnico esperto di materia urbanistica e da una professoressa di geologia ambientale della Università Federico II di Napoli, che confermavano l'esecuzione da parte degli indagati di profondi e pericolosi scavi nella roccia naturale viva del costone di Forio d'ischia, posti in essere senza alcuna certificazione, fino a creare nuove volumetrie, cunicoli, tracciati, terrazzamenti, piscine scavate sulla piattaforma tufacea a livello del mare, grotte artificiali, con definitivo stravolgimento dell'orografia del territorio e modifica del naturale assetto geologico dei rilievi costieri. I rifiuti di tali lavorazioni venivano direttamente sversati in falesia, fino a raggiungere lo specchio acqueo prospicente, tanto da creare veri e propri cumuli subacquei, evidenziati da specifici rilievi eseguiti dai Sommozzatori del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, cagionando anche pericolo per la biodiversità.

In particolare, è emerso che le opere realizzate, oltre a risultare prive di titolo abilitativo, hanno alterato in modo definitivo l'assetto del territorio e della linea geologica di costa, configurando una lottizzazione abusiva a scopo edificatorio, aggravata dalla localizzazione in un contesto sottoposto a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici, di pericolo frana, per ingentissimi volumi, trattandosi di complesso che occupa 25.000 metri quadri di superficie per una volumetria totale di 3600 metri cubi, producendo da ultimo rifiuti per un volume di circa 800 metri cubi, tra quelli abbancati sul costone lapideo e quelli inabissati nello specchio acqueo sottostante.

Il provvedimento cautelare si inserisce in un più ampio contesto di controllo e contrasto agli illeciti in materia urbanistico-ambientale, sul quale è costantemente all'opera la Procura della Repubblica di Napoli, con l'obiettivo di tutelare il territorio da forme di sfruttamento indiscriminato e dannoso del patrimonio naturale e paesaggistico, con conseguente danno sia alle formazioni geologiche che alla biodiversità tutelata che alla incolumità pubblica. La Procura di Napoli continuerà ad assicurare un presidio costante e capillare sul territorio, con l'impiego integrato del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, al fine di prevenire e reprimere condotte illecite che minacciano l'ambiente, il paesaggio, la pubblica incolumità, il regolare assetto urbanistico del territorio e la legalità economico-finanziaria.



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