AGROPOLI. È divenuta definitiva la condanna emessa dal Tribunale di Vallo della Lucania nei confronti di Bruno Bufano, consigliere comunale di maggioranza del Comune di Agropoli. L’esponente politico è stato riconosciuto colpevole di minaccia aggravata e ricettazione, con una pena di un anno e sette mesi di reclusione (pena sospesa) e 250 euro di multa. Nel medesimo procedimento erano imputati anche Vincenzo e Andrea Picariello, padre e figlio, accusati a loro volta di aver minacciato Bufano. Il primo è deceduto nel corso del processo, mentre il secondo è stato assolto “perché il fatto non sussiste”. Entrambi erano difesi dall’avvocato Antonio Mondelli. Secondo quanto emerso dagli atti, Bufano era accusato di aver brandito una pistola – poi risultata essere un’arma giocattolo – contro Andrea Picariello, oltre che di ricettazione perché in possesso di un fucile rubato, provento di un furto avvenuto nel 2017 ai danni di un cittadino di Santa Maria di Castellabate. I fatti risalgono alle fine del mese di novembre del 2019. Le accuse nei confronti dei Picariello, invece, erano legate a pesanti minacce rivolte a Bufano, ritenuto da loro responsabile del trafugamento della salma di Pasquale Picariello, figlio di Vincenzo e fratello di Andrea, avvenuto poche settimane prima nel cimitero di Agropoli. La salma fu poi ritrovata, tre anni dopo, in un loculo all’interno della stessa struttura cimiteriale. In particolare, Vincenzo Picariello avrebbe rivolto frasi intimidatorie come: "Datemi la salma di mio figlio, altrimenti vi sparo e vi scanno… vi ammazzo… vi metto una bomba". Il giudice onorario Alberto Imperiale ha riconosciuto la sola responsabilità di Bufano, condannandolo per i reati contestati, mentre ha assolto Andrea Picariello e dichiarato estinto il reato nei confronti di Vincenzo Picariello a causa del suo decesso. Ora, invece, restare da capire cosa comporterà la condanna del consigliere Bufano dal punto di vista politico. Poiché la condanna riguarda minaccia aggravata e ricettazione, non scatta automaticamente la decadenza ai sensi della Legge Severino. Tuttavia, la Prefettura di Salerno può aprire un’istruttoria, decidendo eventualmente una sospensione o decadenza motivata, che il Consiglio comunale dovrà poi ratificare formalmente.