Attualità
CASO SCOTTANTE DI CRONACA NERA
CASO SCOTTANTE DI CRONACA NERA
Roma, omicidio Simmi: l'avv. Benedetta Sirignano di Agropoli nominato legale difensore
Redazione
19 aprile 2014 13:11
Eye
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ROMA. L’avvocato agropolese Benedetta Sirignano (nella foto), nota per le ospitate televisive in numerose trasmissioni di cronaca nera, in onda su emittenti locali e nazionali, è stata nominata difensore di fiducia della famiglia Simmi per l'omicidio del figlio Flavio, avvenuto nella capitale. Un caso scottante, che potrebbe avere dei risvolti inattesi, seguito con attenzione dalla stampa italiana.

IL CASO - Flavio Simmi, 33 anni, è stato ucciso a colpi di pistola nel quartiere Prati, zona centrale della capitale, in pieno giorno, mentre era a bordo della sua auto. Il giovane era già stato aggredito da un uomo che gli aveva sparato sulle gambe. Era figlio di Roberto Simmi, gioielliere che fu coinvolto nell'operazione “Colosseo” contro la banda della Magliana. Agguato in pieno giorno nel centro di Roma: 9 proiettili esplosi a distanza ravvicinata in via Riccardo Grazioli Lante a Prati. Stessa la tecnica usata dai killer per decine di omicidi firmati Banda della Magliana. Le indagini, coordinate dalla squadra mobile romana, e dalla DDA (direzione distrettuale antimafia) collegano strettamente il fattaccio all’avvertimento avvenuto pochi mesi prima quando, il 7 febbraio 2011, la vittima viene gambizzata da un paio di centauri davanti al negozio di famiglia, "Compro Oro". Un regolamento di conti, uno "sgarro", magari un debito mai onorato a una persona che conta nella nuova cupola romana il possibile movente. Personaggi importanti i Simmi: due fratelli, Tiberio, 82 anni, e Roberto, catturati (poi prosciolti da ogni accusa) assieme ai vertici dell’organizzazione criminale nata con un sequestro eccellente, quello del duca Massimiliano Grazioli nel lontano 1978 e finito in tragedia nonostante il pagamento del riscatto, accusati in passato di usura e ricettazione, tanto da essere iscritti nel famoso mandato di cattura contro la banda di Abbatino e compagni, la grande retata del ’93 passata alla storia come "operazione Colosseo". Tanto da accostare i loro nomi a personaggi come Enrico Nicoletti, i fratelli Sibio, Angelo Angelotti, il "caprotto" e Paolo Frau. "Paoletto", grande pilota di moto, a sua volta ucciso nove anni fa a Ostia da due sicari che prima di sparargli a bruciapelo si tolgono il casco per farsi riconoscere e si mettono a ridere. L’ennesimo omicidio irrisolto per gli inquirenti romani, alle prese da tempo con una guerra intestina per il controllo e la gestione della capitale. Una faida tra camorristi di rango, come la famiglia Senese originaria di Afragola, i picciotti emergenti provenienti da Siculiana del can Caruana - Cuntrera, e la malavita del posto cresciuta fra le case Iacp alla "Marranella" e le baracche dell’Idroscalo. Una faida che prosegue senza sosta da 20 anni, ovvero da quando vengono azzerate, o quasi, le basi della holding del crimine santificata con lungometraggi, serie televisive e t-shirt dal gusto dubbio. Si legge sull’informativa di polizia: "Roberto Simmi è il fratello del più noto Tiberio, più volte visto in compagnia di Enrico de’ Pedis (detto Renatino, sepolto a Sant’Apollinare fra papi e cardinali ndr). Tiberio, con il figlio Alessio, gestisce un negozio di oreficeria (…) assiduamente frequentato da Maurizio Lattarulo..Presso il negozio di piazza del Monte, invece, è stata rilevata anche la presenza di Antonio Mancini (detto l’accattone ndr) e di Raffaele Pernasetti (detto er Palletta, oggi in carcere con una condanna a 30 anni ndr). Inoltre dall’intercettazione telefonica ancora in corso si è potuto stabilire che il negozio è stato, per un periodo di tempo, frequentato dal famoso faccendiere Ernesto Diotallevi inquisito unitamente ai noti Francesco Pazienza, Flavio Carboni e altri pregiudicati della vecchia Banda della Magliana per le vicende del crack del banco Ambrosiano e per l’attentato al vice direttore Roberto Rosone, durante il quale viene ucciso uno degli attentatori, Danilo Abbruciati (a capo, assieme a de’ Pedis, dei Testaccini ndr)". Ancora: "In attività dei fratelli Simmi investiva Franco Giuseppucci (detto il Fornarino, poi er Negro ma per i lettori di Romanzo Criminale 'er Libano' ndr) il quale ricettava titoli di credito e polizze e, per conto terzi, riciclava denaro sporco presso gli ippodromi e le sale corse".



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