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TELECOM VUOLE 2,3 MLN DI RISARCIMENTO DANNI
TELECOM VUOLE 2,3 MLN DI RISARCIMENTO DANNI
Capaccio, truffa 899: Procura chiede condanna per quattro capaccesi
Redazione
28 giugno 2014 09:39
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CAPACCIO PAESTUM. Maxi truffa con numeri a pagamento 899: formulate dalla Procura della Repubblica di Salerno le richieste di pena per i fratelli D.N. e G.N. (4 anni ciascuno), S.A. (4 anni e 6 mesi) e A.P. (3 anni), tutti di Capaccio Paestum. Assoluzione, invece, per altre due imputate, mentre una settima persona coinvolta è deceduta nel corso degli anni. I quattro capaccesi finirono a processo, nel 2008, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di truffe telefoniche attraverso le società Gestel Srl, Omnibus Srl ed alcune ditte individuali, nonché, per tentata truffa ai danni dello Stato: secondo le accuse formulate dal pm titolare dell’inchiesta durante la requisitoria, attraverso tali società, venivano inviati sms simulanti la provenienza di un gestore telefonico ‘affidabile’, nel caso specifico la Telecom, ma che in realtà inducevano ignari utenti a comporre numerazioni 899 a pagamento con costi aggiuntivi, mediante il cosiddetto sistema di “phishing” che induce le vittime a fornire dati sensibili. Un maxi raggiro che, secondo gli inquirenti, aveva fruttato introiti per oltre 500mila euro in un solo anno di attività. La Telecom Italia Spa, costituitasi parte civile nel procedimento penale, ha chiesto un risarcimento danni pari ma 2,3 milioni di euro. Nel corso delle indagini, sono stati numerosi i sequestri di beni patrimoniali e conti correnti bancari eseguiti a carico degli imputati: l’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Milano, scattò quando, nel 2008, il Ministero delle Telecomunicazioni decretò la sospensione di alcune utenze telefoniche a pagamento assegnate alle due società, che nei confronti della Telecom vantavano un credito di 37mila euro a fronte di oltre 1.700 chiamate eseguite in un solo mese. Secondo le accuse del gip Nicola Clivio, gli sms ingannevoli venivano inviati da due società in Veneto e Piemonte, su richiesta della stessa Gestel Srl, che fornì loro un database di oltre 50mila numeri cellulari da contattare a raffiche anche di 15mila al giorno: tali recapiti venivano recuperati nei modi più ingegnosi, attraverso pubblicità, annunci sui giornali, passaparola o addirittura scritte a sfondo erotico nei bagni pubblici. Secondo la Guardia di Finanza, nel 2007 la Gestel incassò circa mezzo milione di euro, di cui 40mila nel solo mese di aprile: 200mila euro servirono a coprire le spese generali, 20mila per finanziare la squadra di calcio dell’Agropoli, di cui i due fratelli furono presidente e direttore generale per un periodo, e 128mila euro per acquistare una Ferrari 575 Maranello nera. Dopo la requisitoria del pubblico ministero, le discussioni dei legali degli imputati e della parte civile, il processo è stato aggiornato al 31 ottobre prossimo per le repliche, controdeduzioni ed emissione della sentenza di primo grado. A difendere gli imputati, gli avvocati Marcello D’Aiuto, Francesco Giuseppe Catullo e Michele Dolce.



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