CAPACCIO. Riceviamo e pubblichiamo integralmente, di seguito, una nota stampa inviata dal consigliere comunale del Pdl, Giuseppe Antonio Troncone.
Ho letto con stupore la nota dell’assessore alla Sicurezza del Comune di Capaccio, Salvatore Nacarlo, in merito alle lettere minatorie inviate ai consiglieri di minoranza Vicidomini, Ragni, Longo e Voza. Tengo a precisare che, per deformazione professionale, abituato al silenzio, era mio intento non intervenire per non sollevare ulteriore polverone. Tuttavia, non posso tacere in merito alla sorpresa suscitata dalle dichiarazioni di colui che, più che parlare e fare supposizioni, al momento sbagliate, deve preoccuparsi di smentire con i fatti ed allontanare, invece che avvicinare sospetti che certamente non gratificano o qualificano in modo lusinghiero le scelte e l’operato della compagine amministrativa di appartenenza. Il “mestiere” di servitore dello Stato lo si può vivere in tanti modi. Quello di “missione” che ti impegna totalmente e non ti da modo di pensare ad altro se non al bene della collettività i cui interessi ti sono affidati. Quello proprio di professione, vissuta con maggiore o minore passione, legata saldamente ad orari, anche parziali, che ti lasciano spazi per altri interessi. Bisogna vedere a quale “M” ci si affeziona di più. Quando si è più vicini alla prima delle ipotesi, viene naturale imporsi il “silenzio”, operare sulle proprie supposizioni e parlare solo quando queste vengono suffragate da fatti concreti. Comunque sia, certa e sicura rimane l’esistenza di lettere minatorie inviate a persone di un determinato schieramento che hanno messo in essere una serie di azioni che evidentemente hanno dato fastidio a qualcuno. Più che ipotizzare, penso sia interesse prioritario accertare quali panni veste questo qualcuno. Sarebbe necessario che al momento, a parer mio, l’assessore facesse più il carabiniere che il politico.
Avrò certamente inteso male, ma da quanto mi riesce capire, sembra che per l’assessore avere certezze che le intimidazioni abbiano credibilità malavitosa, debbano concretizzarsi con la decapitazione non delle piante di agave, ma del consigliere interessato, ovvero dei personaggi che operano in modo tale da disturbare gli interessi di qualcuno. Da qui l’invito a chi non è aduso a questo tipo di corrispondenza a valutare la cosa come una carnevalata, uno scherzo da non considerare. Sconcertante, poi, risulta l’invito rivolto ai colleghi “a tenere comunque alto il livello di guardia”, come se la causa scatenante dell’atto delinquenziale non fosse stato proprio l’alto livello di guardia messo in atto, non solo a parole, da parte dei consiglieri in argomento. Condivido ed accetto a nome dei colleghi i sentimenti di solidarietà espressi e mi trova concorde sul fatto che il testo della lettera chiaramente non si circoscrive al solo Puc.
Giuseppe Troncone