Carmelo Conte, Gaetano Fasolino, Mario Miano, Antonio Fasolino, Vincenzo Sica, Pasquale Quaglia e Luciano Farro plaudono all’iniziativa promossa dal consigliere comunale Luigi Ricci (capogruppo del Pd) e sposata dal sindaco di Capaccio Paestum, Pasquale Marino, di intitolare una strada cittadina a Bettino Craxi, idea nata in occasione del decennale della scomparsa del politico milanese socialista, avvenuta ad Hammamet (Tunisia) il 19 gennaio del 2000. Contrario solo Giovanni Monzo, segretario cittadino dell’Italia dei Valori.
Ecco i commenti rilasciati in esclusiva alla redazione di StileTV dai principali esponenti politici locali:
Carmelo Conte (già Ministro delle Aree Urbane voluto da Craxi): “Sono pienamente d’accordo con il sindaco Marino. Iniziative simili sono già in corso per intitolare una piazza a Craxi ad Eboli ed Agropoli. E, tra poco, anche Battipaglia avrà una strada cittadina recante il suo nome. A Bettino Craxi mi ha legato un’amicizia straordinaria. Ancora oggi, custodisco il ricordo di un grande uomo e di un grande statista”.
Gaetano Fasolino (Mpa): “Ritengo che sia un atto doveroso verso un uomo che ha dato molto alla politica italiana. Spesso ci si dimentica che, tra le tante cose che ha fatto, vi fu la grande apertura al Mediterraneo ed ai Paesi mediorientali. Craxi, inoltre, ha sottolineato la differenza tra essere socialisti ed essere comunisti. A mio avviso, fu vittima di una persecuzione giudiziaria ingiusta e disumana. Non onorarlo sarebbe un grave errore”.
Mario Miano (Udc): “Si tratta di un’iniziativa senza dubbio apprezzabile, che mi sento anche di condividere. Credo, però, che il Sindaco ed i suoi consiglieri comunali dovrebbero interessarsi di cose più serie dell’intitolazione di una strada, per quanto nobile ed importante possa essere un gesto simile. Oggi, Capaccio Paestum ha più bisogno di nuovi politici per le strade, che di strade intitolate ad uomini politici del passato. Basta con gli inciuci e le perdite di tempo, confrontiamoci seriamente su quelle progettualità di cui il nostro comune ha fortemente bisogno”.
Antonio Fasolino (Nuovo Psi): “Come si può non essere d’accordo? È un’iniziativa lodevole, ma il mio auspicio è che Craxi, almeno da morto, venga lasciato in pace. Non è possibile che, ogni volta, la sua figura sia tirata in ballo diventando oggetto di litigi e discussioni. Ci vorrebbe più rispetto sia per l’uomo che per il politico che tanto ha dato al nostro Paese”.
Vincenzo Sica (Pdl): “Provo ancora oggi un grande rispetto per il Craxi uomo e statista, ed il decennale della sua scomparsa rappresenta l’occasione per una rivisitazione storica della prima Repubblica. Pertanto, sono favorevole all’idea di intitolare una strada di Capaccio alla sua memoria, purché vi sia un risvolto culturale proficuo su una fase politica che, con le sue luci ed ombre, ha fatto storia”.
Giovanni Monzo (Idv): “È una scelta inopportuna. Non credo, infatti, che l’epoca Craxi possa rappresentare un modello da tramandare ai posteri, né tantomeno un esempio per i giovani, soprattutto quelli che si avvicinano alla politica. Per carità, la vicenda umana legata al nome di Bettino Craxi ha toccato anche me, come cittadino italiano. Ma ci sono state anche tante condanne legate al malaffare, al finanziamento illecito dei partiti, all’uso della politica per scopi personali o per favorire le aziende di amici...”.
Pasquale Quaglia (Pdl): “Craxi ha fatto la storia del nostro Paese, accrescendone il benessere ed il ruolo internazionale. Quando c’era lui si stava molto meglio. È stato un grande statista, sono d’accordo che la sua figura venga onorata anche a Capacccio. Il fatto che il segretario nazionale del Pd non abbia aderito alla commemorazione in programma ad Hammamet, non è una bella figura né per lui né per il suo partito”.
Luciano Farro (Azione Sociale): “Sono felice di questa notizia. Ho avuto l’onore di conoscere personalmente Craxi, agli inizi degli anni ’80, e la sua personalità mi spinse ad aderire al Psi. Posso tranquillamente affermare che è stato tra i migliori governanti del Dopoguerra, paragonabile ad Alcide De Gasperi. Un uomo così non poteva che morire in esilio, senza concedersi a quei carcerieri che, oggi, ancora fondano le loro fortune politiche infangando la sua memoria”.