Addio Salernitana. L’ultima pagina di storia granata scritta nel modo peggiore. Un fallimento, il secondo in sei anni, che spezza i cuori dei tifosi granata, l’amara realtà di una piazza, Salerno, costretta a ripartire dai dilettanti dopo 92 anni vissuti nei campionati professionistici. Il fischio finale, l’adieu, arriva alle 19 di ieri. Il giorno più triste, i titoli di coda, il “the end”, la fine, come cantavano i Doors, tradotto in italiano “le porte”. Quelle che si aprono, oggi, per Salerno, sono porte che conducono in serie D, categoria mai conosciuta dalle parti del Vestuti prima e dell’Arechi poi, ma che da ieri diventa il nuovo campionato di una Salernitana che ha perso anche il nome. Si chiamerà con un altro termine, dovrà ripartire da zero, e doverosamente riconquistare una tifoseria più delusa che nervosa, più affranta e distrutta da anni di precariato calcistico ed economico che arrabbiata nei confronti di chi ha provocato il disfacimento di un pezzo di storia ed il simbolo di una città, di un marchio identificativo. Una tifoseria che è però già pronta a rialzarsi, come sempre, ed andare a sostegno di una fede e di un’appartenenza che non appartiene a categorie, campionati e regole, se non a quelle del cuore. Pochi successi in 92 anni di storia, ma vittorie sudate e meritate, tante sconfitte assorbite con dignità ed onore. Meno di un mese fa, in 30.000 si recavano all’Arechi per un sogno chiamato serie B, svanito a pochi metri dal traguardo. Salerno calcistica, adesso, si troverà costretta a rinascere dalle ceneri. Servono 300.000 euro per iscriversi al torneo di serie D, il sindaco Vincenzo De Luca che dovrà scegliere il nome giusto tra quelli che circolano, la cordata adatta a ricostruire una storia e ridare lustro a colori che da ieri sono stati cancellati. Per adesso….