Giudiziaria
SENTENZA DEFINITIVA
SENTENZA DEFINITIVA
Roccadaspide, morì nel cantiere: “assolti” anche in Cassazione dopo 12 anni
Alfonso Stile
28 marzo 2023 13:44
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ROCCADASPIDE. Dopo 12 anni di udienze e tre gradi di giudizio, la Cassazione mette definitivamente la parola fine al processo per la tragica morte dell'operaio Nicola Quaranta, avvenuta in un cantiere edile il 14 febbraio 2011. Sul banco degli imputati, con l’accusa di concorso in omicidio colposo, finirono la committente Esterina Lettieri, il progettista Gennaro Gorrasi e i titolari della ditta, i fratelli Stefano e Giovanni La Manna. 

I giudici della Suprema Corte, infatti, hanno dichiarato inammissibili i ricorsi proposti dal sostituto procuratore generale e dalla parte civile, avversi la sentenza con la quale la Corte di Appello di Salerno, il 21 giugno 2022, ha assolto "per non aver commesso il fatto" sia la Lettieri che l'ing. Gorrasi, ribaltando di fatto la sentenza di primo grado con la quale il giudice monocratico del Tribunale di Salerno aveva condannato, a 3 anni di reclusione, tutti gli imputati. Al contempo, si accertò che Quaranta purtroppo morì perché cadde da un’impalcatura, ma in località Mainardi di Aquara e non a Carretiello di Roccadaspide, ovvero nel cantiere di proprietà della Lettieri: per tale ragione, i fratelli La Manna furono deferiti alla Procura della Repubblica per i provvedimenti del caso.

L’avv. Vincenzo Sangiovanni, difensore della Lettieri, esprime “completa soddisfazione per la fine di una lunga vicenda giudiziaria, che nel confermare l’onorabilità della sig.ra Lettieri, che ha vissuto nell’inquietudine per un tempo interminabile, ha accertato che, per l'atteggiamento di omertà ed ignominia tenuto, durante tutti questi anni, dalle persone direttamente coinvolte nella morte di Quaranta, hanno costretto persone innocenti ad un ingiusto processo”. 

L’avv. Gianquirino Cantalupo, difensore delI'ing. Gennaro Gorrasi, ha dichiarato che "la completa ed assoluta innocenza del proprio assistito è stata definitivamente accertata anche dalla Suprema Corte di Cassazione, la quale ha confermato la ricostruzione operata dalla Corte di Appello di Salerno, che aveva sentenziato sulla vicenda come fondata su un 'castello di menzogne'. La figura sia professionale che umana dell’ing. Gorrasi è stata lesa da oltre 10 anni di processo per omicidio colposo, fondato in realtà su menzogne e depistaggi che hanno portato alla gogna un innocente. Tale grave ed accertata verità dovrà vedere la condanna dei responsabili, in quanto la sentenza di assoluzione non reintegra compiutamente del patimento sofferto dall’ing. Gorrasi e dalla sua famiglia. Ora si aspetta giustizia soprattutto per il povero ragazzo defunto, considerando che il castello di bugie ha impedito che i responsabili della sua morte venissero condannati".



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