Giudiziaria
DURANTE UNA VISITA
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Capaccio Paestum, violenza sessuale: a processo noto primario del “Ruggi” recidivo
Alfonso Stile
13 giugno 2023 13:51
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CAPACCIO PAESTUM. Abusi sessuali durante una visita su una paziente di Capaccio Paestum: a processo noto primario del “Ruggi”, già condannato due volte per lo stesso reato. Il gip Francesco Guerra del Tribunale di Salerno, in accoglimento della richiesta del pm Ivana Niglio della locale Procura, ha disposto il rinvio a giudizio per Mattia Carbone (nella foto), 52 anni, responsabile facente funzioni dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia dell’ospedale salernitano. L’accusa a suo carico è di violenza sessuale aggravata dall’abuso di autorità: la prima udienza si terrà, il 13 settembre prossimo, davanti ai giudici del primo collegio della terza Sezione penale del Tribunale del capoluogo.

Secondo l’accusa, i fatti risalgono al novembre del 2019: la donna, in occasione di un controllo finalizzato alla verifica della presenza di linfonodi presso un centro polidiagnostico di Salerno, fu visitata dallo stesso medico, il quale le fissò un’ulteriore visita dopo una settimana, alle ore 20 di sera, al “Ruggi”. 

Qui, in stato di ansia e soggezione psicologica per il fatto che il medico manifestò preoccupazione per la presunta presenza di linfonodi ingrossati, fu condotta in un laboratorio del reparto di Radiologia ed invitata a spogliarsi, più volte, completamente nuda: sbigottita e paralizzata, la donna si oppose, ma dietro le insistenze del medico per presunte necessità diagnostiche, restò solo con la biancheria addosso. 

Dopodiché, il primario si sarebbe appoggiato dietro di lei, iniziando a palpeggiarle continuamente i seni senza guanti e, dopo averla fatta stendere su un lettino, arrivò alle parti intime. La donna, scossa, si rivestì immediatamente interrompendo la visita, notando per questo palese preoccupazione nel dottore.

Episodi che hanno provocato uno stato di choc e forte di disagio nella vittima, che confidò subito tutto al marito e in famiglia, fino a chiedere più volte al primario, tramite messaggi su whatsapp, spiegazioni sulla reale necessità delle manovre invasive subite. Impaurita e turbata, ha trovato il coraggio di denunciare tutto solo dopo aver appreso, su Internet, della doppia condanna a 3 anni dello stesso Carbone per un caso analogo: recidiva che ha indotto il gip a disporre a suo carico la misura cautelare interdittiva della sospensione dell’esercizio della professione, sia in strutture private che pubbliche, già in sede d’indagini preliminari. La paziente, difesa dall’avv. Giuseppe Caceci, si è costituta parte civile nel procedimento.

LA DIFESA DEL PRIMARIO - L’imputato, tramite i suoi legali, si è dapprima giustificato affermando che tali ‘manovre’ erano dovute alla necessità di verificare la presenza di infezioni ai genitali, fino a negare di aver mai visitato la donna in ospedale e che la stessa avrebbe frainteso i suoi comportamenti. Ma ad incastrarlo ci sono decine di messaggi in chat, diversi testimoni ed i minuziosi rilievi della Squadra Mobile, che collocano il medico al “Ruggi” proprio il giorno e all’ora della visita durante la quale avrebbe commesso gli abusi. 

LA PRECEDENTE, DOPPIA CONDANNA - Il dott. Carbone, negli ultimi anni, è balzato più volte all’attenzione della cronaca locale in quanto è stato condannato per violenza sessuale in primo grado e in Appello, nel settembre del 2022, a 3 anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, nonché alla sospensione dalle professione per 36 mesi (al riguardo si espresse in sede di ricorso il Tribunale del Riesame, che riabilitò il medico) ed al pagamento di una provvisionale alla parte offesa di 10mila euro. 

Difeso all’epoca dall’avv. Michele Sarno, che ha rinunciato al mandato, i nuovi legali di Carbone hanno poi proposto ricorso per Cassazione, con udienza fissata al 30 giugno prossimo. Per il medico, nuovamente imputato, vige la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva ed irrevocabile in entrambi i procedimenti penali a suo carico.



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