Ambiente
LA NOTA DEL PRESIDENTE CAMILLO
LA NOTA DEL PRESIDENTE CAMILLO
Altavilla Silentina, taglio bosco "Chianca": la posizione dell'Ordine degli Agronomi salernitani
Comunicato Stampa
30 novembre 2023 11:51
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ALTAVILLA SILENTINA. Sequestro del bosco "Chianca" ad Altavilla Silentina. Riceviamo e pubblichiamo, integralmente, la nota stampa inviata alla nostra redazione da Maurizio Camillo, presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Salerno.

"In riscontro ai numerosi articoli pubblicati nei giorni scorsi, in riferimento al sequestro del bosco Chianca nel territorio comunale di Altavilla Silentina (SA), lo scrivente Consiglio dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Salerno, pur non affrontando il caso specifico, fiducioso nell’operato della Magistratura, intende sottoporre all’attenzione dei lettori alcuni aspetti di carattere tecnico – scientifico per scongiurare l’insorgere di fraintendimenti rispetto al determinante ruolo svolto dai dottori forestali ed agronomi nella pianificazione forestale, soprattutto nelle aree interne della nostra provincia.

In prima istanza è necessario sottolineare che le Scienze Forestali, fin dalla loro nascita nel XVIII secolo, si contrapponevano ad uno sfruttamento incontrollato dei boschi, assumendo la connotazione di una pratica tecnico – scientifica ispirata da solidi principi teorici e matematici di natura assestamentale, dendrometrica e selvicolturale, volti alla conservazione ed alla tutela dei complessi fattori biotici ed abiotici costituenti l’ecosistema forestale. Gli algoritmi utilizzati da sempre dagli assestatori sono improntati al paradigma dell’utilizzo sostenibile delle risorse naturali: il bosco è da sempre considerato il capitale che è opportuno lasciare intatto alle future generazioni, programmando sempre l’utilizzo dei soli “interessi” che nel mondo forestale assume la definizione tecnica della “ripresa”. Va, poi, evidenziato come le Scienze Forestali, negli ultimi due secoli, hanno avuto la capacità di migliorare ed affinare gli aspetti relativi alla salvaguardia delle funzionalità dell’ecosistema forestale e delle sue molteplici componenti ambientali. Quanto premesso consente di porre in risalto l’aspetto centrale della questione: l’impegno profuso da sempre dai dottori forestali ed agronomi, nella pianificazione forestale, ha favorito la progettazione di attività colturali all’interno dei soprassuoli forestali che avessero contestualmente una valenza produttiva, riconducibile alla vendita del materiale legnoso, ed una di servizio ambientale, attraverso la manutenzione del territorio ed evitando l’abbandono ed il degrado.

Pertanto, l’evocazioni ad interventi di “deforestazione” o “sterminio di alberi”, rinvenute in diversi articoli pubblicati, sono distanti anni luce dai principi fondanti le Scienze Forestali. È opportuno sottolineare, infine, che il sapiente intervento antropico procura una variabilità che arricchisce non solo la diversità a scala di paesaggio, ma la biodiversità stessa, favorendo la creazione di ambienti nuovi per flora e fauna. Si tratta della “diversità bioculturale”, come è stata definita dalla FAO, dall’UNESCO e dalla Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite, proprio per definire i paesaggi che sono il risultato dell’interazione storica tra uomo e natura, patrimonio questo che si rischia di perdere, nonostante l’impegno profuso dai dottori agronomi e forestali, proprio a causa della scelta più semplice assunta da non addetti ai lavori con l’immobilismo che si tramuta nell’abbandono. Purtroppo, però, ancora una volta si corre il rischio di confondere il ruolo del Dottore Agronomo Forestale come “mattatore” di foreste piuttosto che associarlo a quello di tecnico, altamente specializzato, che attraverso le sue competenze permette la gestione tecnico-scientifica dei soprassuoli forestali. Ed è proprio questo il concetto: la gestione. Chi è proprietario di un bene, di un immobile, di un bosco ha, nel rispetto della vigente normativa, la possibilità di gestirlo e dunque di amministrarlo. In ambito forestale e quindi per il caso di specie, la gestione-amministrazione del bosco Chianca non può non passare attraverso le indicazioni del Piano di Assestamento Forestale che ne prevede, come è evidente, il prosieguo della pratica della ceduazione. E quest’ultima è ben lontana da concetto di taglio boschivo che purtroppo ed erroneamente pende troppo verso il termine “taglio” portando a credere che l’utilizzazione forestale finisca sempre per diventare una trasformazione, irreversibile o quasi, di superficie forestale. La ceduazione, tra l’altro, è una pratica antichissima di vera e propria coltivazione del bosco che non ha bisogno di ulteriori collaudi ambientali e che ha reso i nostri boschi fortemente identitari e rappresentativi delle aree interne di tutto il nostro territorio.

Tra l’altro, ai dottori forestali, già dai primi giorni di lezione all’Università, veniva ripetuto: <<…non dobbiamo pensare al bosco come una macchina per la produzione di legno e basta! >> E proprio per questo la progettazione forestale è stata da sempre orientata nell’intento di evitare di ricadere nel solo fine produttivo e speculativo determinato dal buttare a terra le piante.Questo Ordine è fiducioso circa l’operato dei colleghi Dottori Agronomi e Forestali che sono stati coinvolti nella questione del bosco Chianca. Il problema, a nostro parere, non riguarda la modalità di gestione del suddetto complesso forestale il quale, appunto, presentava la sola cosiddetta “alternativa zero” ossia la non realizzazione dell’intervento di taglio. E questo a rimarcare il fatto che autorizzazione paesaggistica o no,ceduazione o diradamento, il taglio avrebbe modificato (come è normale che sia) seppur temporaneamente la struttura fisionomica del soprassuolo oggetto di intervento Il problema invece, sempre a nostro parere, risiede nel fatto che il taglio in questione attiene di più al riscontro, alla percezione, al gradimento che la popolazione ha manifestato nei riguardi dello stesso. Non troviamo giusto, però, che il legame affettivo che una popolazione può giustamente nutrire rispetto ad una parte del suo territorio possa indirettamente far identificare quali carnefici o giustizieri dell’area forestata in questione un collega libero professionista o altri colleghi tecnici istruttori.

Ritenendo doverose queste poche righe, auspichiamo un celere corso della giustizia raccomandando come sempre ai nostri iscritti e a tutti fermissima onestà personale, intellettuale e professionale".



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