NAPOLI. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a giudizio dinanzi alla Corte dei Conti per l’acquisto da una società fornitrice di centinaia di migliaia di smart card che vennero introdotte in Campania nel corso della campagna vaccinale contro il Covid, e per attestare l’avvenuta somministrazione.
Una spesa, per le tasche dell’ente, che viene definita “inutile” dall’accusa, perché andava a sovrapporsi al Green Pass rilasciato su scala nazionale per chi aveva deciso di vaccinarsi. Contestato un danno erariale da 3,7 milioni di euro. 928mila euro contestati a De Luca, il 25% del totale. Oltre a De Luca, altri cinque a giudizio, tutti componenti dell’Unità di Crisi regionale che gestì, dal 2020 in poi, l’emergenza pandemica in Campania. Si tratta di Italo Giulivo coordinatore dell'Unità di Crisi regionale per l'emergenza epidemiologica da Covid-19, Antonio Postiglione, membro e vice dell'Unità di crisi, e gli altri componenti Massimo Bisogno, Ugo Trama e Roberta Santaniello. La distribuzione della smart card venne sospesa, dopo una prima fase, e sostituita nei fatti dal Green Pass governativo che certificava l’avvenuta vaccinazione.
Ad indagare sulla vicenda è stata la Guardia di Finanza, attraverso la Polizia Economico e Finanziaria di Napoli, con l’inchiesta da parte dei sostituti procuratori contabili Davide Vitale e Mauro Senatore. Nell’agosto scorso, arrivò l’invito a dedurre. "La nostra linea difensiva - spiega l'avvocato Andrea Castaldo, legale del presidente De Luca - resta quella che abbiamo sempre evidenziato, ovvero che la 'smart card' non si trattava affatto di un doppione, ma aveva finalità ulteriori e diverse rispetto al Green Pass, così come risulterà dalla documentazione".