Giudiziaria
INDAGA L'ANTIMAFIA DI POTENZA
INDAGA L'ANTIMAFIA DI POTENZA
Rifiuti, 50 Comuni nel mirino della DDA: quando la SRA fu cacciata da Capaccio Paestum
Alfonso Stile
08 marzo 2024 11:41
Eye
  6369

CAPACCIO PAESTUM. Mentre i sindacati esprimono timori sul futuro occupazionale degli operai delle ditte coinvolte nel traffico illegale di rifiuti da sbarcare in Tunisia, sono quasi 50 i Comuni ai quali potrebbe allargarsi l’inchiesta della DDA di Potenza, ovvero tutti quelli serviti, in particolare, dalla Sviluppo Risorse Ambientali s.r.l. di Polla, ritenuta dagli inquirenti il fulcro del business illegale con il nord Africa.

Dopo aver individuato in Regione Campania alcuni dei presunti artefici del pastrocchio burocratico che autorizzò il trasferimento di 200 container stracolmi di monnezza, è plausibile che il pm Vincenzo Montemurro (nella foto) passerà al setaccio, ora, i Comuni che hanno pagato la SRA per il trattamento dei rifiuti urbani, senza però ottenere, dalla stessa, idonea documentazione dell’avvenuto smaltimento secondo legge. 

Un passaggio dovuto, per capire il perché, che potrebbe sfociare in un nuovo filone d’indagine, in cui rischiano di essere risucchiati amministratori e funzionari comunali poco accorti che avrebbero dato via libera ai pagamenti, alla SRA, in assenza del formulario richiesto dalle vigenti e stringenti normative: solo nel Cilento, dal sito web della ditta pollese si evince che gestisce o ha gestito i rifiuti ad Albanella, Castelcivita, Centola, Felitto, Giungano, Laurito, Montecorice, Ottati, Prignano Cilento, San Mauro Cilento, Stio e Torchiara. 

È chiaro che sarà l’autorità giudiziaria ad approfondire tutto questo per capire se vi siano altri profili di responsabilità, nel rispetto della presunzione d’innocenza. Ma dalle 158 pagine del faldone dell’inchiesta condotta dall’Antimafia lucana, coordinata dal procuratore distrettuale Francesco Curcio, emergono anomalie inquietanti sul modus operandi tipico della SRA gestita dagli imprenditori Tommaso e Alfonso Palmieri, padre e figlio finiti in carcere, e dalla loro ‘testa di legno’ Antonio Cancro, ristretto agli arresti domiciliari… i quali negli anni, atti pubblici ed albi pretori alla mano, hanno aperto o usato discariche poi sequestrate dai carabinieri del NOE di Salerno, cambiato d’improvviso legale rappresentante, subappaltato o fittato rami d’azienda ad altre società come la GF Scavi, gestita da parenti ed anch’essa finita al centro dell’inchiesta della DDA lucana, incappando continuamente in guai molto seri con la legge. 

Campanelli d’allarme che avrebbero dovuto o potuto mettere sicuramente in guardia qualsiasi amministratore o funzionario pubblico. Come è successo a Capaccio Paestum, dove Palumbo e Rinaldi 'cacciarono' la SRA dalla città dei Templi...

IGNORATO IL CORRETTO ESEMPIO DI CAPACCIO PAESTUM - Eppure c’era un precedente molto significativo… a pochi chilometri di distanza da ciascuno dei Comuni salernitani sopracitati. Risale all’agosto del 2018, quando l’Amministrazione comunale di Capaccio Paestum, retta all’epoca dal compianto sindaco Franco Palumbo (carabiniere), revocò l’affidamento quinquennale del “Servizio di conferimento dei rifiuti solidi urbani/speciali e la gestione di quelli prodotti dal depuratore di Varolato” proprio all’Ati capeggiata dalla SRA di Polla, inviando tutte le carte a Procura e ANAC. Stiamo parlando di un appalto di 4,1 milioni di euro.

In quell’estate di fuoco, con cumuli di spazzatura per strada in piena stagione turistica, a firmare la determina-bomba è il funzionario apicale dell’Area I, Antonio Rinaldi, che mette  nero su bianco le “gravi e reiterate inadempienze contrattuali” poste alla base della revoca, mandando su tutte le furie la famiglia Palmieri, che aveva ottenuto l’appalto milionario in seconda battuta dopo che l’ATI aggiudicataria era stata esclusa, per un cavillo, dalla commissione giudicatrice. Ne nascerà un lungo contenzioso al termine del quale il Comune uscirà vittorioso.

Ma cosa contestò Rinaldi? Basta leggere la determina: “manifesta incapacità o inidoneità nell’esecuzione dei servizi”, continui ritardi senza giustificato motivo, utilizzo di un solo mezzo compattatore, sequestro penale della discarica di Battipaglia dove venivano conferiti i rifiuti capaccesi gestita dalla Palmeco srl, mandante della stessa Ati. 

E, soprattutto, cosa scoprì Rinaldi? Chiedendo alla Procura della Repubblica di Salerno la certificazione dei carichi pendenti di Alfonso Palmieri e Antonio Cancro, subentrato come amministratore unico il 4 giugno del 2018 (subito dopo l’arresto di Alfonso Palmieri nell’ambito di un terremoto giudiziario a San Mauro Cilento), emerse che già all’epoca entrambi avevano in corso, a vario titolo, procedimenti penali per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti, discariche non autorizzate ed emissioni inquinanti. Ovvero: motivi di esclusione preventiva dall’appalto che i due avevano omesso di dichiarare, in sede di partecipazione, eludendo la verifica dell’affidabilità ed integrità della società da parte della Stazione appaltante. 

COSA FARANNO, ORA, I COMUNI SERVITI DALLA SRA E SOCIETÀ SCHERMO? Dunque, la domanda è: possibile che tutti questi Comuni non sapessero dei precedenti della SRA? Eppure il compianto Palumbo diffuse un durissimo comunicato stampa sulla vicenda (leggi qui)… E, ora, cosa faranno vista l’inchiesta della DDA di Potenza? Si tuteleranno revocando tutto, ovvero si rivarranno nei confronti della SRA e di tutte le altre società ‘schermo’, oppure attenderanno di capire come si muoverà l’Antimafia potentina? Staremo a vedere.  



Logo stiletvhd canale78
Immagine app 78
SCARICA
L’APP