Giudiziaria
OPERAZIONE URUS
OPERAZIONE URUS
Agropoli, maxi frode fiscale tra Cilento e Bulgaria: scontro in aula, slitta udienza preliminare
Redazione
14 marzo 2024 08:55
Eye
  4759

AGROPOLI. Maxi frode fiscale tra il Cilento e la Bulgaria scoperta dalla Guardia di Finanza di Agropoli nell’agosto del 2021. Scontro in aula tra il pm Vincenzo Palumbo e gli avvocati difensori nel corso dell’udienza preliminare: pomo della discordia l’estrazione dei dati dai dispositivi sequestrati, all’epoca, agli indagati. Per tale ragione, il gup Mariachiara Sannino del Tribunale di Vallo della Lucania ha aggiornato l’udienza al 2 luglio prossimo per ascoltare i consulenti dell’accusa che esaminarono le memorie di computer e cellulari, mai consegnate e quindi mai esaminate come eccepito dagli avvocati Giuseppe Saccone, Nicola Bonora e Alfonso Porciello. 

L’operazione ‘Urus’, condotta dalle Fiamme Gialle dirette all’epoca dal cap. Ciro Sannino su delega della Procura vallese, portò al sequestro preventivo urgente di beni per un valore di 1 milione e 200mila euro, a carico di 5 soggetti, indagati a vario titolo per frode finalizzata all’evasione fiscale e all’autoriciclaggio a carattere transnazionale,  sulla scorta di numerose anomalie rilevate sui conti correnti dell’imprenditore Concordio Malandrino, con vari precedenti di natura tributaria e di bancarotta fraudolenta, ad oggi residente a Dubai.

Insieme all’irreperibile Malandrino, gli altri indagati a rischio processo sono il 49enne Nicola Barese Sornicola di Pagani, il 50enne Marian Mihai di Pagani, il 64enne Gianfranco Soriano di Agropoli, il 68enne Costantino Ruocco di Agropoli, la 35enne Luigia Risi di Agropoli, il 41enne Giovanni Casale di Cava de’ Tirreni, il 38enne Teobaldo Monaco di Agropoli, la 48enne Claudia Sabri di Roma, il 47enne bulgaro Krasimir Chegeliev residente a Novi Velia, anche lui al momento irreperibile, a vario titolo titolari e legali rappresentanti di altrettante società coinvolte nell’inchiesta: per tutti vige la presunzione d’innocenza fino ad eventuale sentenza definitiva ed irrevocabile.

Secondo le ipotesi investigative, con la complicità di prestanome compiacenti tra cui un pregiudicato, Malandrino gestiva di fatto varie società nel settore della consulenza alle imprese per ottenere crediti d’imposta per la formazione del personale, una delle quali sita nella zona industriale di Cicerale, attraverso un vorticoso giro di fatture false, crediti fittizi e schermature finanziarie per non versare imposte e l’Iva. Gli illeciti guadagni accumulati sarebbero stati poi riciclati attraverso l’acquisto di beni di lusso, principalmente natanti ed auto re-immatricolati in Bulgaria e con targa estera per risparmiare su assicurazioni e bollo, e per comprare il noto ristorante Umamì nel porto di Agropoli (nella foto), completamente rinnovato con materiali di pregio fittiziamente destinati all’estero per eludere le imposte. Su istanza dei propri legali, nel gennaio 2023 Malandrino ottenne il dissequestro di beni per circa 600mila euro, tra cui un’imbarcazione di lusso e una supercar Lamborghini.



Logo stiletvhd canale78
Immagine app 78
SCARICA
L’APP