Ambiente
LAVORO DI K'NATURE
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Lupi nel Parco del Cilento: ecco i risultati del monitoraggio
Antonio Vuolo
23 marzo 2024 08:38
Eye
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VALLO DELLA LUCANIA. Sono numerosi i nuclei di lupi, alcuni dei quali comprendenti fino a 6 individui, presenti in pianta stabile nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. I dati emergono dall’attività di monitoraggio sulla presenza del Lupo Appenninico, all’interno del secondo parco nazionale più grande d’Italia, eseguita dal gruppo di lavoro K’Nature, su incarico dell’Ente Parco, nell’ambito del progetto nazionale “WOLFNExT – Parchi a sistema per il futuro del Lupo in Italia”, nel periodo compreso tra luglio 2022 e settembre 2023. Tale studio, reso noto nei giorni scorsi, è susseguente al monitoraggio condotto nello stesso territorio da ottobre 2020 a marzo 2021. Grazie all’impiego di diverse tecniche, gli operatori hanno ottenuto circa 500 dati di presenza all’interno dell’area di studio, aggiornata ed ampliata fino a ricoprire l’intero territorio del Parco, confermando la distribuzione della specie in più del 90% dei quadranti.

Dei circa 500 dati di presenza, gli escrementi hanno rappresentato, di gran lunga, la tipologia di segni di distribuzione più abbondante - si legge nel report - Le altre tipologie di dati (avvistamenti mediante fototrappolaggio, rinvenimento di esemplari morti, resti di predazione, tracce su fango o neve) hanno costituito poco meno del 40% del totale, la maggioranza dei quali rappresentato dagli avvistamenti tramite video-fototrappolaggio. Tale tecnica ha permesso di testimoniare la presenza di numerosi nuclei, alcuni dei quali comprendenti fino a 6 individui”. Una rete di monitoraggio di quasi 200 chilometri percorsi dagli operatori qualificati, in coppia, a cadenza bimestrale, che ha consentito di rinvenire segni di presenza quali: fatte, siti di marcatura, impronte, piste su neve, carcasse di animali predati ed esemplari morti. Oltre al video-fototrappolaggio, gli esperti hanno adottato anche la tecnica del wolf howling, che consiste nell’emissione di ululati registrati per stimolare la risposta da parte dei lupi, con l’obiettivo di identificare le core-areas dei branchi in corrispondenza di alcuni territori occupati dai nuclei individuati nella stagione 2020-2021.

Tramite video-fototrappolaggio, è stato anche possibile confermare l’avvenuta riproduzione per uno dei nuclei individuati nel corso del monitoraggio, grazie a delle immagini (risalenti ad agosto 2023) mostranti il branco con almeno 3 cuccioli a seguito - si legge ancora nella relazione finale - Ulteriore fattore particolarmente rilevante emerso durante il monitoraggio è stata l’indicazione di un’elevata mortalità della specie all’interno del territorio del Parco. Gli esemplari di lupi morti rinvenuti sono stati in totale 6 di cui 4 uccisi da incidenti stradali ed uno, caso molto interessante, molto probabilmente ucciso a causa di ferite inflitte da un cinghiale. Questi ritrovamenti fanno ipotizzare che la causa principale di mortalità del lupo all’interno del parco sia, molto probabilmente, da attribuire agli investimenti, nonostante permangono dubbi sul ruolo del bracconaggio tuttora, malauguratamente, presente nell’area protetta”.

Per quanto concerne l’identificazione di segni di ibridazione, l’unico elemento ritrovato durante il periodo di monitoraggio è stato un singolo individuo di cane dal fenotipo anomalo. Tuttavia, anche la presenza di diversi individui e/o gruppi di cani rinselvatichiti è abbastanza elevata lungo tutto l’areale del Parco, aumentando così il rischio di inquinamento genetico per i branchi presenti. L’attività di campo ha anche permesso di raccogliere numerosi dati interessanti su altre specie di mammiferi, tra questi: l’istrice, la puzzola, la lontra, il gatto selvatico, il cervo e il capriolo. “Alla luce dei risultati ottenuti risulterà fondamentale che – come indicato proprio dalle stesse linee guida di WOLFNExT – vengano implementate le corrette misure di conservazione, con particolare riferimento alla mitigazione del conflitto con l’uomo e al contrasto delle attività illegali, per garantire alla specie un futuro roseo all’interno dell’area protetta” conclude il report degli esperti.



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