CAPACCIO PAESTUM. Un errore di valutazione tecnico-operativa alla base del crollo nel cantiere dell’ex Cirio a Paestum? Parte di uno dei capannoni (di circa 8 metri di lunghezza e 5 di altezza) si sarebbe infatti sbriciolata a seguito della rimozione della copertura metallica che, ancorata su tutto il perimetro, fungeva in sostanza da rete collante tenendo unito tutto l’edificio, ammalorato in più punti ma in piedi da oltre 60 anni. Una volta divelta con l’ausilio di un grosso escavatore, l’enorme rettangolo in mattoni ed intonaco ha perso così consistenza, finendo col franare su sé stesso in un punto, all’improvviso: per fortuna, in quel momento, nel cantiere non c’era nessuno. Dunque, prima di procedere, bisognava mettere in sicurezza tutto il capannone, interessato dal restauro conservativo, tramite una cosiddetta operazione di ‘puntellatura’. Se tale ipotesi venisse confermata, si tratterebbe di una disattenzione che poteva innescare conseguenze più gravi, con eventuali responsabilità da accertare.
SILENZIO E MISTERO - Nonostante numerosi solleciti e richieste di chiarimenti, però, il Parco Archeologico di Paestum-Velia continua a tacere pur essendo ‘parte lesa’. Muta anche la direzione dei lavori. Il direttore Tiziana D’Angelo aveva preannunciato un comunicato stampa, ma a suo dire "il Ministero della Cultura sulla base delle relazioni trasmesse dal Parco ha ritenuto di non procedere", incrinando quella trasparenza che dovrebbe invece contraddistinguere la pubblica amministrazione.
Ma il Parco gode di autonomia propria: perché deve chiedere al Mic e tali relazioni non possono essere rese pubbliche in modo da spiegare cosa è successo nel cantiere? Il muro sarà ora ricostruito a spese dei contribuenti? Eppure stiamo parlando di lavori su un immobile di proprietà dello Stato, finanziati dal Cipe con 20 milioni di euro...
Sarà il progetto esecutivo a svelare la verità sul crollo: a parlare saranno bando, planimetrie e capitolato d’appalto. Di sicuro c’è che i lavori iniziati lo scorso novembre, come si legge testualmente sul sito ufficiale del Parco, “si pongono come obiettivo prioritario il ripristino dello stato di conservazione dell’edificio, seppur in condizioni molto precarie, oltre alla pulizia dell’area esterna da rovi infestanti e vegetazione spontanea. Dopo la necessaria operazione di bonifica, bisogna eseguire la messa in sicurezza e l’allestimento del cantiere in tutto il lotto, con un’accurata preparazione delle murature storiche da restaurare, e lo smantellamento di eventuali strutture pericolanti, per poter avviare il restauro vero e proprio”. Intanto, però, i resti del muro storico dell’ex Cirio sono ancora lì: un cumulo di macerie avvolte nel mistero.