Nella storia della pallacanestro, la capacità di scegliere i giocatori in estate fa inevitabilmente la differenza. A volte, atleti sconosciuti sono stati protagonisti di stagioni eccezionali, in grado di cambiare le sorti di una società, portando a risultati, premi e trofei anche solo impensabili in un primo momento. Andiamo alla scoperta di alcuni cestisti che hanno scritto la storia con la maglia di qualche compagine campana, anche se purtroppo al giorno d’oggi solo Napoli e Scafati stanno difendendo l’onore di questa regione nel massimo campionato italiano.
Oscar Schmidt, un fenomeno a Caserta - Un talento come pochi, di origini brasiliane, che ha vissuto l’esperienza a Caserta come una di quelle più belle non solo della sua carriera, ma dell’intera sua vita. Stiamo parlando di Oscar Schmidt, un vero e proprio fenomeno cestistico, che ha vestito la maglia della Juvecaserta, che oggigiorno purtroppo lotta in Serie C, per ben otto stagioni, a partire dal 1982 fino al 1990.
Schmidt arrivò in Campania non certo sotto i riflettori, dal momento che era un completo sconosciuto. Eppure, il segno che ha lasciato nel basket italiano e in quello campano ovviamente, è stato indelebile. Un acquisto che è stato chiesto a più riprese da Boscia Tanjevic, il tecnico che guidò nel 1999 la Nazionale italiana all’indimenticabile trionfo europeo.
Probabilmente tanti giovani d’oggi non sanno nemmeno di che giocatori si parli, ma Schmidt è stato veramente un fenomeno. Basti pensare al primato in termini di punti messi a segno nella sua carriera. Il brasiliano ha confessato in varie interviste che uno dei suoi sogni è sempre stato quello di scendere in campo in Italia, dal momento che se avesse accettato la corte della Nba, non avrebbe più potuto vestire la maglia della sua nazionale verdeoro.
Oscar ha solo sfiorato lo scudetto del 1991 vinto dalla Juvecaserta, anche se in fondo quel trionfo lo sente un po’ anche suo, avendo contribuito a mettere le basi per un’impresa leggendaria. Uno dei suoi più grandi rimorsi legato all’esperienza casertana, per Oscar è stato non tanto il fatto di non poter prendere parte alla stagione che ha portato in dote il tricolore, quanto piuttosto una grossa delusione legata a una spettacolare partita contro il Real Madrid. Schmidt può vantare un pazzesco primato di 49737 punti segnati in tutta la sua carriera, ma resta il rammarico di aver perso qualche finale di troppo. Compreso quel match di cui stavamo parlando, ovvero l’atto conclusivo dell’edizione 1989 della Coppa delle Coppe contro il Real Madrid. Una partita per stomaci forti, dal momento che tutto si è deciso nelle convulse azioni finali. Il fallo su Nando Gentile, prima fischiato e poi ritrattato dall’arbitro, ha lasciato aperta una ferita che non si è mai rimarginata per il campione brasiliano. Una sfida che è finita nelle mani del Real Madrid, ma in cui i protagonisti sono stati da una parte proprio Schmidt, che mise a segno ben 44 punti, e il leggendario Drazen Petrovic, che a referto mise la bellezza di 62 punti.
Nando Gentile e Vincenzo Esposito della pallacanestro campana - Per tanti giovani campani appassionati di calcio e di basket degli anni ’80, due erano i fenomeni da rispettare e ammirare, ovvero Diego Armando Maradona e Nando Gentile. Quest’ultimo, in compagnia di Vincenzino Esposito, formò una delle coppie d’oro della pallacanestro italiana e ovviamente della Juvecaserta. Proprio l’anno dopo in cui Oscar lasciò la squadra, la rivoluzione estiva a Caserta portò in dote oro vero.
La scelta di salutare Schmidt e di puntare su giovani del vivaio casertano, ovvero Nando Gentile e Vincenzino Esposito, ormai in rampa di lancio, fu tanto coraggiosa quanto poi premiata dai risultati, anche se nessuno poteva prevedere i successi che sarebbero poi arrivati. E il roster venne successivamente adattato proprio alle loro caratteristiche. E loro trascinarono la Juvecaserta a uno scudetto che effettivamente riscattò tante sconfitte cocenti, al punto tale che i tifosi bianconeri sembravano quasi vivere nell’incubo “degli eterni secondi”. Nando Gentile ha avuto una carriera davvero super: pesano certamente le nove finali lasciate per strada tra Europa e Italia, ma il buon Nando si è portato a casa una Coppa Campioni, tre scudetti in Grecia, due scudetti in Italia e due Coppe Italia. Vincenzo Esposito, invece, fu uno dei primi a esportare il basket italiano nel massimo campionato americano, la Nba. La stagione era la 1995-96 e le sue prestazioni gli aprirono le porte alla Nba e alla maglia dei Toronto Raptors.
Lynn Greer, una leggenda al PalaBarbuto - Dal 1991 al 2006, il salto temporale è notevole, ma c’è un giocatore americano che merita inevitabilmente una menzione come uno dei più forti giocatori mai transitati da squadre campane. Stiamo facendo riferimento a Lynn Greer, playmaker che ha scritto la storia, trascinando Napoli alla vittoria della Coppa Italia che rimarrà nella storia. Un successo tra i più inaspettati nella storia della competizione, di certo una delle quote basket più alte mai registrate, almeno nell’ambito delle scommesse “antepost”, da quando si può puntare sulla vincente della Coppa Italia.
Si tratta del primo e più importante trofeo nella storia della società campana. Un successo tale che in città si crea una vera e propria febbre da pallacanestro. Sarà per via del fatto che la squadra di calcio azzurra si trova ancora in Serie C1, che poi vincerà raggiungendo la promozione nel campionato cadetto, ma c’è sempre un’atmosfera unica quando si gioca al PalaBarbuto e non solo.
A quelle Final Eight, la Carpisa Napoli si presentò forte di una compagine che stava giocando alla grande, dimostrando una notevole compattezza e una capacità di segnare impressionante (basti pensare gli oltre 90 punti a partita in campionato). Guidato da coach Piero Bucchi, anche Lynn Greer si scatena. Difficile non parlare di uno dei playmaker più forti degli ultimi vent’anni visti nel campionato italiano. Un arsenale offensivo pazzesco, tenendo conto di una rapidità unica, la capacità di battere sempre e comunque l’avversario sul primo passo e poi tirare con altissime percentuali dalla lunga distanza, senza alcuna paura di prendersi tiri difficili, mettendoli pure a segno nei momenti che contano di più nell’arco di una partita.
Greer rappresenta il prototipo ideale dell’attaccante di razza. Chiamato goliardicamente “Lynnafferabile” oppure “Lynnincredibile” dai tifosi partenopei, Greer arrivò a Napoli avendo già una notevole esperienza in ambito europeo, viste le esperienze prima allo Slask Wroclaw e poi alla Dinamo Mosca. In quell’annata, nessuno riesce a contenerlo. Greer segna in media 22,6 punti, tirando con percentuali surreali, ovvero quasi il 54% da due e il 48,6% dalla lunga distanza. Impossibile non premiarlo con il riconoscimento di Mvp della stagione.