Cronaca
IN PRIMO GRADO
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Salerno, maxi-truffa del gasolio all'Unione Europea: sentenza dopo 10 anni
Antonio Vuolo
15 giugno 2024 14:01
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SALERNO. Quattro condanne e dodici assoluzioni. Si è chiuso così, dinanzi alla Seconda Sezione Penale Collegiale del Tribunale di Salerno, il processo in primo grado su una maxi truffa da 5 milioni di euro ai danni dello Stato e dell’Unione Europea per ottenere carburante a prezzi agevolati ad uso agricolo e percepire finanziamenti comunitari destinati a sostenere il comparto agroalimentare che, nel 2013, portò all’esecuzione di 20 arresti da parte dei carabinieri del Nucleo Antifrodi di Salerno.

Condannati a 2 anni e 6 mesi di reclusione per truffa, coazione alla Pubblica Autorità e falsità materiale, gli imputati Matteo Barrella e Vincenzo Abate, entrambi titolari di imprese agricole fantasma. Stessa condanna a Giovanni Avagliano, per falsità materiale, quale addetto al trasporto e alla distribuzione del carburante. Gioacchino Campanile, procacciatore d'affari e addetto alla vendita, è stato condannato a 2 anni e 3 mesi per falsità materiale. Per altri capi di accusa contestati, invece, è subentrata la prescrizione, essendo fatti risalenti al 2009 e 2010. Assolti perché il fatto non costituisce reato Barbara Autuori, Giuseppe Barbato, Vincenzo Di Martino, Giovanni Gaeta,  Fabrizio Marchese e Marco Raimondi.

Prescrizione subentrata, invece, per Giuseppe Maiorino, Alfredo Malandrino, Antonietta Meloro, Sandro Pocorobba e Gabriele Garofalo, considerato promotore ed organizzatore dell’intera struttura. Quest’ultimo ha patteggiato una pena di due anni e quattro mesi per un’altra vicenda sul contrabbando di gasolio a Trento. L’unico assolto per non aver commesso il fatto è stato l’ex impiegato dell’Ufficio Macchine Agricole della Provincia di Salerno, Ferdinando Costa, accusato di essere il consulente giuridico e tecnico-contabile del sodalizio criminale. Difeso dall’avvocato Attilio Tajani, è riuscito a smontare il disegno accusatorio e dimostrare la sua totale estraneità ai fatti. Il Tribunale ha disposto, tra l’altro, anche la restituzione delle somme sottoposte a sequestro sia a lui che a Giovanni Avagliano.



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