Cronaca
PRIMO SEMESTRE 2023
PRIMO SEMESTRE 2023
Relazione Semestrale DIA, la mappa del crimine in Cilento e Piana del Sele
Comunicato Stampa
18 giugno 2024 17:20
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ROMA. E’ stata pubblicata la Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023, presentata dal Ministro dell’Interno, e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del I semestre del 2023.

La provincia di Salerno si caratterizza per una disomogeneità territoriale con peculiarità socio-economiche che incidono conseguentemente anche sui fenomeni criminali locali. L’economia florida del territorio risulta attrattiva per le organizzazioni malavitose, spesso provenienti anche da aree limitrofe, e costituisce un potenziale approdo per investimenti illeciti.

Invero, nelle aree di confine, la contiguità territoriale con gli ambienti criminali delle province di Napoli, Caserta e delle limitrofe Basilicata e Calabria tende a favorire l’influenza degli storici sodalizi mafiosi ivi radicati con cui i gruppi salernitani, non di rado, stabiliscono rapporti crimino-affaristici. Permane, pertanto, nell’area una pluralità di sodalizi a connotazione principalmente familistica, alcuni come evoluzione di clan storici, in molti casi di epoca cutoliana, altri di più recente formazione, emersi in conseguenza dei vuoti di potere determinati dalle attività di contrasto e con interessi illeciti nei settori degli stupefacenti, delle estorsioni e dei reati predatori in genere che vengono conseguiti anche mediante il ricorso ad azioni violente. Per la georeferenziazione dei fenomeni criminali nella provincia salernitana, resta valida la suddivisione del territorio in quattro macroaree omogenee, ove i sodalizi presenti esercitano la propria influenza evitando, di massima, reciproche interferenze: la città di Salerno, l’Agro nocerino-sarnese, la Piana del Sele ed il Cilento. 

CILENTO - Il Cilento  costituisce il quarto contesto territoriale della provincia di Salerno ove, allo stato, non emergerebbero evidenze circa la presenza di organizzazioni camorristiche autoctone. Anche per tale area, la peculiare collocazione geografica favorirebbe l’ingerenza di compagini mafiose provenienti da territori limitrofi chela prediligerebbero per infiltrare settori nevralgici dell’economia legale, le amministrazioni pubbliche locali, allo scopo di condizionarne le scelte, e per il reinvestimento di capitali illeciti. In particolare, il Vallo di Diano si conferma area di interesse per le consorterie mafiose originarie delle province settentrionali della Campania e delle regioni Basilicata e Calabria, come documentato, in particolare, dall’indagine “Oro nero”, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e di Lecce e conclusa, il 12 aprile 2021 dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza, mettendo in luce i rapporti esistenti, nella gestione del contrabbando di carburanti, tra gli esponenti della malavita locale e quelli del cartello casertano dei CASALESI. L’area costiera,invece, per la sua spiccata vocazione turistica, favorirebbe i reinvestimenti illeciti ed il traffico e spaccio di stupefacenti. Il 16 maggio 2023, a Perdifumo (SA), nell’ambito di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Rimini che ha interessato più province, i Carabinieri hanno individuato un laboratorio clandestino per la produzione di anabolizzanti e della droga c.d. “dello stupro”, nell’occasione arrestando in flagranza una coppia di pregiudicati del posto. Ad Agropoli (SA), un’indagine conclusa dalla Guardia di finanza nel 2020 avrebbe documentato la presenza di esponenti del clan FABBROCINO, organizzazione camorristica operante in alcuni Comuni della provincia orientale di Napoli con spiccata vocazione imprenditoriale, dediti al reinvestimento di profitti illecitamente acquisiti in numerose attività economiche avviate nel territorio salernitano. In proposito, il 15 giugno 2023, la Suprema Corte di Cassazione ha respinto il ricorso avverso la confisca di prevenzione disposta dalla Corte di Appello di Salerno relativamente ai beni oggetto del citato procedimento, rendendo così definitiva la misura. Nel territorio del Comune di Capaccio Paestum recenti attività di contrasto hanno messo in luce la presenza di soggetti riconducibili allo storico clan MARANDINO il cui boss, recentemente deceduto, risultava legato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. I provvedimenti giudiziari che hanno colpito il detto sodalizio negli ultimi anni ne hanno delineato gli interessi illeciti in attività usurarie, estorsive, nonché nell’acquisizione e gestione di attività economiche quali lidi balneari e servizi assistenziali in convenzione con la ASL di Salerno. L’ultimo di tali provvedimenti -emesso nel luglio 2021 dal Tribunale di Salerno, con cui era stata disposta la confisca di beni riconducibili ad un affiliato al clan MARANDINO -è divenuto irrevocabile l’8 febbraio 2023.

PIANA DEL SELE - La Piana del Sele si caratterizza per la diffusa presenza di fiorenti insediamenti agricoli ed allevamenti che alimentano l’industria per la trasformazione delle relative materie prime e connotano l’economia del territorio. Tale marcata vocazione agricola è alla base dei fenomeni di favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione ad opera di stranieri oltre allo sfruttamento lavorativo, documentati da alcune indagini concluse negli ultimi anni. Contestualmente, si registra la presenza di gruppi criminali autoctoni con interessi illeciti principalmente rivolti al settore degli stupefacenti e delle estorsioni. Nel Comune di Eboli (SA), un tempo sotto il controllo egemonico del clan MAIALE, lo scenario criminale odierno risulterebbe estremamente parcellizzato, pertanto privo di una solida organizzazione criminale dai caratteri tipici dell’associazione mafiosa. Non si esclude, tuttavia, soprattutto in prospettiva della scarcerazione di figure carismatiche delle storiche organizzazioni mafiose locali, il tentativo di ricostituire nuovi sodalizi. A Battipaglia(SA), il controllo delle attività illecite resterebbe nelle mani dei clan PECORARO-RENNA e DE FEO il cui storico antagonismo avrebbe recentemente lasciato spazio a nuove e inedite cointeressenze, segnatamente nel settore del narcotraffico, come documentato da un’attività investigativa conclusa nel 2019 dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato. Ulteriore conferma in tal senso perviene dall’inchiesta conclusa dall’Arma dei carabinieri nel 2019 che ha messo in luce, tra l’altro, l’alleanza tra i clan DE FEO e PECORARO-RENNA nel controllo dello spaccio di stupefacenti mediante la costituzione, altresì, di una “cassa comune” per la successiva spartizione degli utili. Significativo, infine, risulta il legame emerso negli ultimi anni tra il clan PECORARO-RENNA ed alcuni sodalizi della provincia di Napoli, in particolare, con i MALLARDO di Giugliano in Campania(NA)e CESARANO di Pompei (NA). La circostanza sarebbe emersa da un’indagine relativa all’omicidio di un autotrasportatore consumato nel 2015 a Pontecagnano Faiano (SA) da cui è risultato che il delitto sarebbe stato commissionato dai PECORARO-RENNA ad un esponente del clan CESARANO, poi eseguito da esponenti del clan MALLARDO, i cui mandanti ed esecutori sono stati recentemente condannati con sentenza definitiva. Nel comprensorio dei Comuni di Bellizzi (SA), Pontecagnano Faiano (SA), Montecorvino Rovella (SA) e Pugliano (SA), permarrebbe l’operatività del clan DE FEO, recentemente rinvigorito dal ritorno nel territorio di alcune figure apicali. Gli interessi illeciti restano le estorsioni, il riciclaggio e il traffico di stupefacenti. Tale ultimo ambito illecito, come già rilevato, sarebbe condiviso con il clan PECORARO-RENNA in ragione di nuove e inedite comunanze di interessi. La perdurante operatività del clan DE FEO è documentata dall’operazione di polizia conclusa dai Carabinieri il 17 marzo 2023 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 persone riconducibili al citato clan, tra cui figura uno degli attuali capi, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’attività investigativa avrebbe disvelato plurime condotte estorsive perpetrate dagli arrestati in danno di privati cittadini e finalizzate, nella maggior parte dei casi, al “recupero crediti” per conto di terzi. 



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