CAPACCIO PAESTUM. Appalti al cimitero di Capaccio Capoluogo: condannati anche in secondo grado due ex amministratori comunali. Con apposita sentenza, infatti, i giudici della Corte d'Appello di Salerno, presieduta dal magistrato Ubaldo Perrotta, hanno confermato le condanne inflitte in primo grado, dal Tribunale di Salerno, a 2 anni e 2 mesi per Nicola Ragni ed a 2 anni e 8 mesi per Roberto Ciuccio, all’epoca dei fatti rispettivamente vicesindaco e consigliere di maggioranza, per il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.). Gli avvocati Domenico Guazzo e Michele Tedesco, che avevano presentato articolate memorie difensive, attenderanno, ora, i 90 giorni canonici a disposizione dei giudici per il deposito delle motivazioni della sentenza, preannunciando ricorso per Cassazione.
Dunque, Ragni e Ciuccio (che non fu attinto da alcuna misura cautelare) restano i soli due imputati condannati nel procedimento penale scaturito dall’indagine condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo provinciale di Salerno e Caserta, su delega della Procura salernitana, culminata con il rinvio a giudizio per 8 persone nel marzo del 2018. Gli episodi contestati risalgono al 2015: le indagini, aventi ad oggetto i lavori di ampliamento del cimitero comunale di Capaccio Capoluogo, ebbero inizio negli ultimi mesi dell’anno 2014 a seguito di una interrogazione consiliare sui legali rappresentanti delle imprese dell’ATI cui fu affidato l’appalto. Dai riscontri effettuati dagli inquirenti, emerse che una società era attinta da interdittiva antimafia e un’altra sottoposta al sequestro di quote dopo che era finito in carcere con l’accusa di turbata di libertà degli incanti il socio Giacomo Caterino, imparentato con un esponente del clan dei Casalesi, poi divenuto collaboratore di giustizia.
In primo grado, furono assolti con formula piena “perché il fatto non sussiste” l’arch. Rodolfo Sabelli e relativamente ai capi d’imputazione in concorso con l’ex funzionario comunale, anche gli imprenditori casalesi padre e figlio Paolo Caterino e Giacomo Caterino, la moglie di quest’ultimo Rossella Marino e l'ing. Arturo Noviello di San Cipriano Picentino. Dichiarato prescritto, invece, il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio contestato a Giacomo Caterino e all’imprenditore ortofrutticolo paganese Gerardo Gaudiano. In fase di indagini preliminari, fu scagionato da ogni accusa l’ex consigliere comunale Leopoldo Marandino, coinvolto per un singolo episodio.