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NUOVO FILONE DELLO SCANDALO FORESTALE
NUOVO FILONE DELLO SCANDALO FORESTALE
Capaccio, corruzione&mazzette: indagati Rinaldi, Esposito e i Mandetta
Alfonso Stile
25 aprile 2014 00:45
Eye
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CAPACCIO. Nuovo filone dello scandalo Forestale&Mazzette, che il 7 marzo scorso ha portato alla condanna ad 8 anni e 4 mesi dell’ex sovrintendente Marta Santoro. Nella sentenza di primo grado, infatti, il gup Donatella Mancini del Tribunale di Salerno, dei 17 capi d’accusa a carico della Santoro, derubricò da concussione a corruzione quello inerente la famiglia Mandetta, rimandando i relativi atti al pm titolare dell’inchiesta, ovvero il sostituto procuratore Maurizio Cardea, per gli approfondimenti di rito. Dopo poco più di un mese, lo stesso magistrato della Procura della Repubblica di Salerno ha ora notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 6 persone. Si tratta di Antonio Rinaldi, all’epoca dei fatti comandante dei Vigili Urbani di Capaccio, e Giuseppe Esposito (detto peppe ‘o tubo), indagati per corruzione in atti contrari ai doveri d’ufficio in concorso con Marta Santoro, ex sovrintendente della Forestale di Foce Sele (per la quale si è già proceduto separatamente) per aver ottenuto dall'imprenditore Giuseppe Mandetta la promessa, e successivamente ricevuto la somma di 10mila euro, per consentire allo stesso di avvalersi della disponibilità di un’area demaniale già sotto sequestro. Per tale motivo, Mandetta risulta accusato del medesimo reato in qualità di presunto corruttore, mentre a sua moglie Vincenza Marone e sua figlia Rita Mandetta, invece, viene contestata la violazione dei sigilli. Le sei persone raggiunte da avviso avranno ora 20 giorni di tempo per presentare eventuali memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Dopodiché, il sostituto procuratore Cardea deciderà se avanzare richiesta d’archiviazione o chiedere il rinvio a giudizio per ciascuno degli indagati.

L’area in questione è un parcheggio-ricovero per camper in località Torre di Mare, sito di fronte all’hotel ristorante “Mandetta”: a sottoporla a sequestro fu, nel 2007, la Capitaneria di porto di Agropoli, che ne affidò poi la custodia proprio al Comando di polizia municipale di Capaccio. Da allora, per i Mandetta, stimati e conosciuti da tutti come una famiglia perbene di onesti lavoratori e pionieri della ristorazione nella zona, è iniziato un esasperante contenzioso senza fine con il demanio pubblico ed il Comune di Capaccio, caratterizzato da ulteriori sequestri e diverse richieste di sanatoria, trovandosi sempre di fronte a cavilli burocratici di ogni sorta, spesso incomprensibili: il cancello d’ingresso dell'area fu addirittura saldato con la fiamma ossidrica dai vigili urbani di Capaccio, mentre un incendio doloso distrusse l’intera struttura nell’ottobre del 2012, un mese dopo lo scandalo mazzette che vide la Santoro ed il marito-collega Antonio Petillo finire in manette e Rinaldi indagato. Nella fase d’indagine, Giuseppe Mandetta, ascoltato dal pm Cardea per oltre due ore presso il Comando provinciale dei carabinieri, la sua versione dei fatti la raccontò già all'epoca: rivelò, infatti, di essere stato avvicinato da tale Giuseppe Esposito e costretto a pagare una tangente di 10mila euro per poter utilizzare regolarmente il camper-park, circostanziando l’episodio in maniera dettagliata: non si è poi costituito parte civile nel successivo processo, ma anche nel suo caso il pm Cardea aveva chiesto la condanna della Santoro per concussione, non per corruzione. Una tesi, quella della concussione, che i legali della famiglia Mandetta tenteranno di dimostrare nuovamente. 



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