Opinione
L'opinione - Tresino, piu... piu... un richiamo per polli?
Aurelio Di Matteo
18 giugno 2012 13:47
Eye
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Se non sapessimo chi è il prof. Roberto Gambino, cosa ha scritto, proposto e realizzato in tanti anni di attività accademica e professionale, non avremmo avuto dubbi nel ritenere che l’acronimo PIU (Progetto Integrato Unitario) sia piuttosto simile al richiamo per polli ignari che quell’accattivante vocina può portarli dritti dritti sul fondo di una padella. Può essere considerato senz’antro il massimo esperto delle politiche di salvaguardia del paesaggio e uno dei primi docenti, non solo italiani, che si sia impegnato per diffondere e attuare i principi della Convenzione europea del paesaggio; per cui la sua autorevole firma in calce al progetto “Tresino e dintorni” dovrebbe essere una garanzia e una rassicurante certezza che la stupenda area, che da Trentova giunge a Punta Licosa, continuerà a essere Sito di importanza comunitaria (SIC) e Zona di protezione speciale (ZPS), conservando l’integrità delle sedimentazioni storiche (religiose, militari, ecc.) e soprattutto quelle botaniche, faunistiche e paesaggistiche. Ma alcuni segnali non univoci del contesto e qualche esperienza offerta in comune limitrofo da altrettanto magnificato accademico e professore di chiara fama, fanno sorgere legittimi dubbi sugli obiettivi effettivi di un tale progetto. È vero, per formazione e per scelta pratichiamo l’esercizio del dubbio, convinti che solo da esso scaturisca la verità! Sempre che chi gestisce e amministra un Ente pubblico eserciti a sua volta il dovere, connesso alla carica, di offrire alla consapevolezza civica la documentazione idonea a fugare ogni dubbio che possa distorcere il cammino che porta al vero obiettivo. Dice il sindaco Alfieri nel comunicato stampa del 14 giugno u. s. che l’idea progettuale è quella di “avviare iniziative di altissima qualità per una fruizione turistica sostenibile, legata alle eccellenze di quest’area e del nostro territorio. L’obiettivo è rendere Punta Tresino un patrimonio finalmente fruibile a tutti”. Ed ecco qui il primo dubbio, tralasciando l’equivocità del “sostenibile” nel cui nome sono state pur distrutte eccellenze paesaggistiche. Il progetto avrebbe come obiettivo quello di consentire a tutti l’accessibilità all’area! Perché, forse che adesso è solo per pochi eletti? E la massa di bagnanti in stile “mappatella beach” che affollano, talvolta deturpandola, la spiaggia di Trentova? E gli altri angoli di paradiso dell’intera area, sono forse oggi interdetti ai più? Apparentemente sembra un obiettivo di democratizzare e diffondere alla massa la possibilità del godimento estetico, psicologico e culturale; di fatto si può adombrare uno sfruttamento turistico di massa che determinerebbe di necessità la costruzione di mega strutture di accoglienza. Insomma uno “stile Dubai” in miniatura, sorto non dal deserto ma invasivamente distruttore di un patrimonio paesaggistico unico. E il tutto sempre all’insegna dell’integrazione e della sostenibilità! L’altro dubbio riguarda l’iter, illustrato sempre nel comunicato stampa, che resta nel chiuso delle istituzioni (Tavolo di Concertazione, Tavolo Tecnico, Parco Nazionale, Enti comunali e Privati imprenditori). S’ignora completamente la possibilità di un dibattito che coinvolga i cittadini e le varie organizzazioni sociali e culturali presenti sul territorio, come, invece, una gestione trasparente, partecipata ed effettivamente democratica richiederebbe. A meno che non si ritenga che un’investitura elettorale o una nomina ministeriale possano prescindere da ogni sindacabilità, scambiandole per “unzioni sacrali”. Lo sviluppo di un territorio, soprattutto se divinamente gratificato di eccellenze paesaggistiche, storiche e culturali, non può prescindere dalla condivisione partecipata e consapevole tale da dare certezza della collettiva promozione degli elementi riconoscibili e rappresentativi delle relazioni fra popolazione, attività e luoghi, ricomponendo e rafforzando il sistema relazionale e imprimendo nuovi impulsi alle peculiarità e ai valori paesaggistici presenti o potenziali. D’altra parte sono proprio questi i principi e le metodologie che l’Agenda 21  (Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992) pone a base delle progettualità di cui si parla. Uno dei primi principi dell’Agenda prescrive il “Passaggio da un’ottica impositiva a una partecipativa, flessibile e aperta alle varie componenti sociali”. E il capitolo 28 raccomanda che “Ogni autorità locale deve aprire un dialogo con i propri cittadini, con le associazioni locali….. Attraverso la consultazione e la costruzione di consenso, le autorità locali possono imparare dalla comunità locale e possono acquisire le informazioni necessarie per la formulazione delle migliori strategie. Il processo di consultazione può aumentare la consapevolezza ambientale delle famiglie”.  Sono principi fatti propri dalla guida del P.I.U. Europa che concretizza “la sostenibilità delle scelte, ottenuta mediante la partecipazione dei cittadini e della società civile in modo da accrescere la legittimità e l'efficacia delle azioni, attraverso l'attivazione di forum condotti con riferimento alla metodologia di Agenda 21 Locale” Solo questi i primi e immediati dubbi, sperando che la “documentazione”, prima di essere approvata o integrata dagli Enti coinvolti e sottoposta agli imprenditori privati, sia oggetto di un dialogo con i propri cittadini e le Associazioni culturali e sociali di riferimento, coerentemente con i principi richiamati e conformemente a quelli di un’effettiva partecipazione democratica.



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