CAPACCIO PAESTUM. Dopo quelli del Tribunale e del Riesame di Salerno, così come quelli della Cassazione, anche i giudici del Tribunale di Vallo della Lucania confermano gli arresti domiciliari per 5 indagati nell’ambito del primo filone dell’inchiesta sui presunti appalti pilotati, a Capaccio Paestum, condotta dalla Procura della Repubblica di Salerno e poi passata, per competenza territoriale, a quella cilentana.
Il gip Domenico Valerio Ragucci, infatti, in accoglimento della richiesta di applicazione delle misure cautelari pervenuta, il 29 aprile scorso, dal procuratore capo Francesco Rotondo (che dopo aver ricevuto l’intero fascicolo dagli ex colleghi salernitani ha avocato a sé l’indagine), ha rinnovato e disposto gli arresti domiciliari per l’ex sindaco Franco Alfieri, il suo ex staffista Andrea Campanile, il funzionario comunale Carmine Greco e gli imprenditori Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria della Dervit. Resta indagata ma in libertà Elvira Alfieri, sorella dell’ex primo cittadino e titolare della Alfieri Impianti srl, per la quale la Cassazione aveva annullato la misura cautelare.
LE ALTRE DISPOSIZIONI DEL GIP – Nell’ordinanza, oltre a vietare agli arrestati di comunicare con qualsiasi mezzo (telefono, mail, social, whatsapp, etc), il gip ha disposto anche: il sequestro in forma diretta, per l’ammontare di 293.545 euro, a carico di Vittorio De Rosa; e di euro 229.952 alla Alfieri Impianti srl e, nel caso l’azienda non disponga di tale cifra sui propri conti correnti, di confiscare beni mobili, immobili e/o quote societarie, per equivalente, a carico di Elvira Alfieri. Inoltre, “la mancata modifica sostanziale dei fatti contestati non rende necessaria la rinnovazione dell’interrogatorio di garanzia già espletato dagli indagati”. E ancora, per il gip Ranucci, "sussistono specifiche ed inderogabili esigenze investigative che possono essere pregiudicate, sussistendo un pericolo concreto ed attuale che sia pregiudicata l'acquisizione e la genuinità della prova da assumere anche alle indagini in corso con riferimento alle ulteriori gare in essere presso il Comune di Capaccio Paestum": dunque, per gli inquirenti, Alfieri e gli altri indagati, nonostate le dimissioni rassegnate dai rispettivi incarichi politici e ruoli aziendali, possono ancora inquinare le prove, anche per altre gare sotto la lente d'ingrandimento della Procura di Salerno, relativamente al secondo filone dell'indagine sulle procedure di aggiudicazione del sottopasso ferroviario di Paestum, Fondovalle Calore e Aversana.
Inoltre, il gip ha sottolineato l'emersione di "un quadro capillare di inquinamento nell’ambito degli organigrammi politici e amministrativi collegati all’ex sindaco di Capaccio Paestum", evidenziando un "sistema di gestione dell’attività pubblica clientelare pericolosamente conosciuto anche da terzi, da alcuni tollerato in virtù della sistematica spartizione degli appalti e da altri solo timidamente contrastato ma comunque mai denunciato".
LE ACCUSE – Resta dunque saldamente in piedi l’accusa cardine dell’intero filone, ovvero quella di aver manipolato la procedura negoziata afferente i lavori di “Adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale, 1° lotto funzionale” indetta dal Comune di Capaccio Paestum ed aggiudicata alla Dervit Spa, in cambio di un subappalto di 230mila euro per un’altra gara, a Battipaglia, considerata frutto del patto corruttivo contestato dagli inquirenti, somma incassata dalla Alfieri Impianti sui propri conti corrente in quel di Torchiara.