SALERNO. Per il Cavaliere De Rosa, ciò che sta accadendo a Bruxelles somiglia sempre più a un esercizio di distanza dalla realtà. La decisione di confermare il blocco della vendita di auto endotermiche dal 2035 e, ancor più, l’ipotesi di obbligare le società di noleggio a puntare solo sull’elettrico già dal 2030, rappresentano un atto di cieca ostinazione. È come chiedere a un contadino di arare il campo con un trattore che non esiste, ma di cui si è già deciso marca e colore.
I dati raccontano una storia diversa: il mercato preferisce ancora l’ibrido e il plug-in, mentre vaste aree del Sud Italia sono pressoché prive di infrastrutture di ricarica. Un contesto che, secondo il Cavaliere, dovrebbe indurre a un ripensamento profondo. Ma “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire” – osserva – e in Europa la politica sembra piegare la realtà all’ideologia, non adattarsi ad essa. Quando l’ideologia diventa più forte dell’economia, il risultato è inevitabile: perdita di competitività, desertificazione industriale, impoverimento sociale.
Il Cavaliere De Rosa sottolinea come il Green Deal, nato come programma di rinnovamento e sostenibilità, si sia ormai ridotto a un manifesto politico dannoso, privo di qualunque senso pratico, ma capace di distruggere in pochi anni ciò che l’industria europea ha costruito in decenni di lavoro. È la dimostrazione di come un progetto, quando perde contatto con la realtà economica e sociale, diventa uno strumento ideologico e non una soluzione concreta.
Alcuni Paesi, come la Germania, hanno già espresso resistenze. Eppure il Cavaliere non crede nei colpi di timone improvvisi. La correzione di rotta arriverà, sì, ma non per convinzione politica: sarà la forza dei fatti a imporla. Quando la domanda crollerà, quando le fabbriche chiuderanno e i cittadini si troveranno davanti a un’offerta che non possono permettersi, allora qualcuno capirà che una transizione non può essere imposta come un dogma religioso. Ma sarà troppo tardi, e i danni saranno già irreversibili.
Il settore del noleggio, che oggi vale circa il 60% delle vendite di auto in Europa, è uno dei pochi polmoni che ancora danno ossigeno al mercato. Costringerlo a investire in un prodotto che i clienti non vogliono significherebbe metterlo in sofferenza e, con esso, trascinare a fondo tutta la filiera. È come togliere ossigeno a un paziente che sta già lottando per respirare.
La ricetta del Cavaliere De Rosa è chiara: una transizione pragmatica, graduale, che non si pieghi al mito della soluzione unica. “L’Italia non è la Norvegia, e il Sud Italia non è Milano” – ricorda – e pretendere uniformità è un errore strategico. Il futuro dell’automotive deve essere una tavolozza di opzioni: elettrico, ibrido, carburanti sintetici, idrogeno. Ridurla a un solo colore imposto dall’alto è la premessa di un disastro.
Per il Cavaliere, la sostenibilità vera è triplice: ambientale, economica e sociale. Un mercato non vive di sussidi e imposizioni, ma di domanda libera, innovazione reale e competitività. Senza queste tre condizioni, il 2035 non sarà ricordato come l’inizio di una nuova era, ma come l’anno in cui l’Europa decise, scientemente, di fermare il proprio motore.