Attualità
"Cara Italia ti scrivo", pubblicato il nuovo libro dell'autore cilentano Giuseppe Lembo
Comunicato Stampa
15 aprile 2011 09:46
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Si tratta di un libro, non solo, né tanto celebrativo per l’Italia che festeggia i suoi 150 anni dalla nascita di Paese Unito, così come lo abbiamo ereditato e lo viviamo noi oggi. È un libro di analisi umana, sociale, culturale ed economica, mai fine a se stessa, ma espressione di un conoscere per prevenire e soprattutto per curare i mali storici del Paese Italia che, per avere un ruolo guida nel mondo, ha bisogno di un nuovo Rinascimento, come patto di forza rinnovata per le coscienze troppo addormentate e troppo ripiegate su se stesse. È un libro che non si presta a malinconici  riti di sofferenza da curare flagellandosi ed usando il cilicio come sola forma di espiazione delle colpe, che molto spesso travalicano la corporalità dell’essere e sono profondamente radicate nell’animo degli uomini che non solo non vi pongono rimedio, ma neppure si accorgono di esserne portatori. Tutto questo, in un alternarsi di luci ed ombre (più ombre che luci), fa parte del nostro Paese; si tratta di situazioni ormai incancrenite che vengono da lontano e che per non finire miseramente, bisogna assolutamente cancellare e subito. Perché scrivo all’Italia nel suo 150° compleanno? Perché sono un italiano vero che amo il mio Paese, purtroppo, compromesso da una rete di mali da cui deve assolutamente guarire. Il primo ed il più grave di tutti i mali è il poco amore degli italiani per il proprio Paese; c’è, nel rapporto del popolo italiano con la terra in cui sono nati, una condizione fortemente contaminata da sentimenti diffusi di profonda ipocrisia; ne deriva una situazione sofferta e priva di vitalità d’insieme, necessaria per ritrovarsi come attivi protagonisti nel fare quotidiano, nel dialogo, nelle scelte importanti, sempre più delegate a chi comanda e prende le decisioni nel nome e per conto del popolo sovrano. L’intero percorso del libro, in un intreccio di vero e proprio romanzo sociale, si snoda in un viaggio che non racconta solo il disagio e le tante sofferenze italiane, ma con attenzione, cerca di riflettere e di suggerire soluzioni possibili e condivise, appellandosi al protagonismo umano degli italiani. È un libro che rifugge dalle piaggerie e dai facili compiacimenti; si pone al comune centro d’interesse per il suo pensare alto, per i suoi contenuti altruistici finalizzati al bene comune del Paese Italia, un Paese sempre e comunque grande, sempre e comunque capace di rialzarsi anche quando ha avuto la mala sorte di tegole violentemente cadute e di insormontabili negatività sia umane che espressioni della forza negativa dell’uomo, esercitata con violenza per influenzare, altrettanto negativamente, il corso della storia. In “Cara Italia ti scrivo”, il raccontare per raccontarsi di Giuseppe Lembo diventa, di volta in volta, un racconto d’insieme, forte del protagonismo della gente che facilmente cade per non riuscire a capire a fondo le negatività umane, ma altrettanto facilmente trova la forza di rialzarsi e di riprendere il cammino interrotto. Tutto questo ci appartiene; appartiene alla nostra storia, alla nostra identità di italiani veri ed è parte del nostro incancellabile DNA. Scrivere un saggio sociale, dove le tante cose dette non sono fini a se stesse, ma cellula vitale del pensiero solidale dei tanti sempre attenti al bene comune ed al fare per gli altri, esprime la forza del pensare positivo che da decenni caratterizza la non comune vita di scrittore, di pensatore, di sociologo, di comunicatore di Giuseppe Lembo, un uomo del Sud che, dal Sud, dall’estremo Cilento, ha da tempo varcato con il suo pensiero i confini locali, per ritrovarsi nel pensiero universale del mondo globale; tutto di se stesso è rivolto all’uomo che nel Terzo Millennio vive le più gravi contraddizioni della sua storia, fatta di negatività estreme fino alla morte per fame, mentre i ricchi del mondo assolutamente indifferenti sprecano ed al rifiuto di ogni possibile forma di umana libertà (prima di tutto la libertà dal bisogno), da parte di tiranni infami che in tante parti del mondo si sentono i padroni della gente che governano per cui possono disporre impunemente della loro stessa vita e della carne umana da usare a proprio piacimento.

Il libro di Giuseppe Lembo è un inno all’appartenenza (l’italianità serve a meglio vivere le grandi sfide dell’umanità globale), fatta d’insieme di tante diversità multiculturali che possono diventare un arricchimento per tutti, nell’ambito del grande meticciato culturale del Terzo Millennio. È un libro che rappresenta il difficile cammino di un italiano vero nei tanti mali del Paese; si tratta di mali che vengono da lontano e che ci siamo portati anche dentro l’Unità d’Italia, unità che Giuseppe Lembo, con tanta sofferenza nel cuore, definisce dell’italianità disunita ancora oggi, a 150 anni dalla sua nascita. Ma le sofferenze, il disagio, il rischio di divisioni e di contrapposizioni e chiusure violentemente egoistiche delle parti più forti sulle parti più deboli del Paese, non portano minimamente Lembo alla rassegnazione e tanto meno al comune e diffuso senso del non c’è niente da fare. Lembo è convinto che, nonostante tutto anche l’Italia, come il resto del mondo, sarà attivamente presente a ricercare uno spirito unitario, per meglio combattere e difendersi dai tanti flagelli che disumanamente aggrediscono l’uomo del nostro tempo, ovunque, sul pianeta e soprattutto in quelle parti della Terra dove, nella comune indifferenza, ancora si muore per fame, la più disumana piaga contro l’umanità, che deve cessare il più presto possibile, per far cessare  quell’infame olocausto di morti innocenti di uomini senza colpe sacrificati sull’altare degli egoismi umani. Il 2011 il nostro Paese, in tante manifestazioni ricorderà i 150 anni dell’Italia Unita. Anche questo mio libro vuole essere un contributo non ipocritamente celebrativo, ma di un profondo sentire umano per meglio e più fortemente sentirsi italiani. È stato scritto con questi proponimenti e solo per questo; il messaggio conduttore è che anche il nostro Paese, oltre alle sfide interne ai problemi urgenti da risolvere per non rendere difficile la vita agli italiani di sempre, deve assumere nuove iniziative ed un nuovo protagonismo per affrontare insieme agli altri le tante emergenze umanitarie presenti e soprattutto che ci attendono nel prossimo futuro. È necessario che ciascuno sappia capire non tanto e solo se stesso, ma anche e soprattutto gli altri, evitando le false giaculatorie di un rivendicazionismo egoistico finalizzato al tutto per sé, al proprio apparire ed al possesso delle cose, indifferenti dell’uomo che vicino o lontano dal proprio mondo, muore per fame; muore per mancanza di quel cibo necessario alla vita, purtroppo lontano dagli interessi di una condivisione etica che dovrebbe essere condivisione etica universale. Su questi temi di moralità condivisa da italiani uniti costruiamo il viaggio italiano per un mondo nuovo.

Giuseppe Lembo nel suo viaggio del disagio italiano, denunciando, ci ha detto molte cose che, sarebbe un bene per tutti, se diventassero parte di un patrimonio condiviso e fortemente unito per approdare a quell’insieme universale dell’umanità e della cultura, la grande ed unica forza per dare un nuovo corso al mondo, avendo in sé la capacità di rimuovere dalle coscienze umane le tante incrostazioni di arretratezza umana e di sottosviluppo che, purtroppo, compromettono lo sviluppo e la crescita dell’uomo sulla Terra, in un equilibrio armonico e capace di capire le ragioni degli altri in quanto uomini.

 

                                                                                                      



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