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Gli scavi archeologici campani: come vivevano e giocavano d’azzardo gli antichi Romani
Redazione
28 novembre 2023 14:05
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La Campania è una regione che regala tantissimo alla cultura italiana, in particolare per via dei suoi scavi archeologici. Pompei ed Ercolano per l'antica Roma e Paestum per la Magna Grecia rappresentano il fiore all'occhiello del turismo archeologico del Bel Paese. Non è un caso che la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico si svolga proprio a Paestum e che nell'edizione appena conclusa abbia coinvolto 150 espositori e 8.500 visitatori da tutta Europa, confermandosi luogo d’incontro e di dibattitto sulla valorizzazione del patrimonio archeologico italiano.

L'importanza di Pompei - Secondo il fondatore della BMTA Ugo Picarelli, il patrimonio culturale territoriale rappresenta un’opportunità di lavoro per i giovani e una fonte di ricchezza per la regione. Dal punto di vista accademico, i siti archeologici campani sono una risorsa inestimabile per conoscere il passato e gli stili di vita delle civiltà antiche. Grazie ai continui ritrovamenti che avvengono durante le operazioni di scavo, possiamo apprendere come vivevano i Romani, approfondendo la conoscenza dei loro rituali religiosi e civili e cogliendo aspetti della loro vita quotidiana, come quello ludico. Questo è, in realtà, uno degli argomenti che più incuriosisce i turisti che giungono a Pompei. Testimonianze a tale riguardo ci vengono fornite dagli affreschi de “il gioco dei dadi”. Nei tempi odierni gli appassionati del gioco si connettono al web e scegliendo tra i casinò online possono giocare alle slot, alle roulette, a poker e a diversi altri giochi, riproducendo sul web il brivido tipico delle sale da gioco. Nell'antichità, invece, i Romani si divertivano a puntare sui dadi e sulla “Rota fortunae", l'antenata della roulette, presso le osterie cittadine, e questo nonostante vigesse una «lex tabularia» che tentava di limitare il gioco d’azzardo. A Pompei sono molti gli affreschi che riproducono infuocate partite nelle osterie, come quelli della serie di Via di Mercurio. In particolare questi dipinti riproducono avventori di una taverna intenti a piazzare puntate tra una portata e l’altra. Un’altra celebre riproduzione pittorica del gioco dei dadi è custodita al Museo Nazionale di Napoli e rappresenta un’accesa partita ai dadi in cui l'oste deve intervenire e cacciare i giocatori per evitare una rissa. Le trattorie, infatti, erano i luoghi deputati al divertimento, fin quando vennero rimpiazzate dalle «tabernae lusoriae», dei veri e propri casinò dell’epoca.

Dadi, gioco del popolo? - È notizia accreditata che anche gli imperatori avessero la passione per i dadi. Augusto, infatti, era solito  perdere cifre anche piuttosto alte per l’epoca (alcune cronache riportano 20.000 sesterzi in un’unica partita). Il primo imperatore di Roma, tuttavia, non era il solo ad avere questa passione. Claudio, infatti, si era fatto costruire una vera e propria sala da gioco portatile: il suo carro disponeva all'interno di un tavolo dotato di un dispositivo che non faceva muovere i dadi neanche in caso di scossoni dovuti a buche nelle strade. Inoltre, lo stesso Claudio avrebbe anche scritto un trattato sul gioco dei dadi, di cui anche Nerone era un giocatore incallito. Insomma, i millenni passano ma le passioni umane restano invariate. (Foto: Unsplash)



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